«La Giunta cadrà sul bilancio»
Ma il centrodestra resta diviso

«La Giunta cadrà sul bilancio» Ma il centrodestra resta diviso
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Domenica 25 Febbraio 2018, 17:55
C’è chi si è spinto fino a dire che il centrodestra leccese è morto, con tanto di manifesti ad annunciarne il trapasso. E chi, senza mezzi termini, ha parlato di «sceneggiata», di «riunione farsa»: sui social network corrono, veloci, critiche e attacchi ai 16 consiglieri che, venerdì, si sono riuniti nella stanza del segretario generale Vincenzo Specchia per rassegnare le dimissioni, ammettendo poi di non poterlo fare perché all’appello sarebbe comunque mancata la firma di Paola Gigante, neo consigliera di Grande Lecce in vacanza in Thailandia.
Nel day after i più tengono le bocche cucite. È tempo di riorganizzarsi, provando a superare le divisioni emerse in questi giorni e ricompattando le file in vista del prossimo marzo quando - forti anche dell’esito del voto di domenica prossima per le Politiche - il sindaco Carlo Salvemini porterà in Aula il bilancio di previsione e valuterà, come annunciato, la percorribilità della strada di una alleanza. Non basterà un semplice sì: servirà la sigla di un patto politico fino al 2022 perché il primo cittadino resti al suo posto. Viceversa saranno dimissioni e commissariamento fino alla primavera-estate del 2019. Ipotesi che più d’uno, nella vecchia guardia del centrodestra, ha affermato di preferire all’attuale governo cittadino Salvemini-Delli Noci.
Direzione Italia (Noi per l’Italia) con i consiglieri Angelo Tondo, Attilio Monosi e Andrea Guido ha proposto la sottoscrizione di un patto anti-inciuci. E ieri, Tondo - che peraltro sedeva in Consiglio quando fu sfiduciato anzitempo il padre dell’attuale sindaco, Stefano Salvemini - ha rilanciato:[PALLINOBLU]<MC> «Ritengo che gli spazi di confronto siano ormai ridotti al minimo. E che anche Salvemini dovrebbe firmare il patto anti-inciuci. Questa faccenda poteva essere gestita diversamente sin dall’inizio: il sindaco, che ha per legge la necessità di verificare la possibilità di portare avanti la consiliatura, avrebbe potuto cancellare questi nove mesi, azzerare il programma e riscriverlo in Consiglio con il contributo di tutti. Così non è stato - prosegue Tondo - e ne prendiamo atto. Noi sappiamo bene cosa non bisogna fare: no agli inciuci, sarebbero il peggio per la città. Di eventuali intese, saranno i singoli a rispondere, assumendosene la responsabilità». [/PALLINOBLU]
Forza Italia, dal canto suo, ritiene «inutile siglare patti. La nostra posizione - dice il coordinatore regionale Luigi Vitali - è chiara. Abbiamo suggerito al sindaco di avere rispetto e considerazione della maggioranza consiliare votata dai cittadini e abbiamo ottenuto una risposta sprezzante. In occasione della discussione sul bilancio, le sue direttive saranno ribaltate dal centrodestra e lui dovrà trarne le conseguenze. Oppure, se si sente così sicuro di vincere le elezioni, chiami i suoi e li faccia dimettere. Questa consiliatura, comunque - conclude - non riuscirà a portarla a termine».
Più moderata la posizione del capogruppo di Grande Lecce, Antonio Finamore: «Avrei di gran lunga preferito mandare a casa Salvemini adesso, che non consentire il commissariamento della città. E credo che nemmeno Perrone e gli altri pensino davvero che il commissario sia meglio di questo governo cittadino». Un confronto, sulla linea da tenere d’ora in avanti, non c’è ancora stato: «Non abbiamo ancora parlato del bilancio - spiega Finamore - perché in questi giorni di confronti serrati abbiamo solo lavorato sulle firme».
Dalla coalizione che sostiene la Giunta di Salvemini e del suo vice Alessandro Delli Noci, arrivano parole dialoganti rivolte proprio alla nuova pattuglia di consiglieri di centrodestra. «Deve essere chiaro - dice il capogruppo Pd, Antonio Rotundo - che la linea irresponsabile di Perrone e dei suoi ex assessori porta allo stallo della città e che con loro nessun confronto è possibile. Siamo interessati al contrario a dialogare e ad avviare un confronto alla luce del sole con liste civiche e consiglieri estranei e non compromessi nella gestione fallimentare delle giunte Perrone. Questa classe dirigente - conclude - non ha più nulla da dire alla città».
 
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