Lecce, sequestro di 18 telefonini e droga nel carcere: «Portati con i droni»

Lecce, sequestro di 18 telefonini e droga nel carcere: «Portati con i droni»
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Martedì 7 Marzo 2023, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 19:49

Telefonini e droga, forse portati con un drone all'interno del carcere di Lecce. Ne dà notizia il Sappe, con un comunicato. 

Il sequestro 

«L’importante ed ennesimo sequestro sarebbe avvenuto nella giornata di ieri allorquando i responsabili del carcere di Lecce dopo un lavoro investigativo accurato e certosino, sono riusciti a scoprire ben 18 telefonini e droga, ben occultati nella stanza di un detenuto che oltre alle sue necessità, li avrebbe passati ad altri detenuti ristretti nella sezione detentiva», si legge. 

La denuncia: «Grave carenza di personale»

«E così la tanto bistrattata polizia penitenziaria continua a fare il suo dovere - è scritto nel comunicato -  a tutela delle istituzioni nonostante la grave carenza di personale, il sovraffollamento di detenuti di cui tantissimi con grossi problemi psichiatrici che non verrebbero curati adeguatamente.

Questo importante ritrovamento segue di qualche giorno i numerosi telefoni ritrovati a Taranto, Foggia, Bari, Trani. Se dovessimo contare i telefonini sequestrati negli ultimi mesi solo in Puglia, arriveremmo a qualche centinaio e figuriamoci a livello nazionale».

«Aumento di introduzione di materiale agevolato dalla tecnologia»

«Il Sappe - prosegue la nota -  sindacato autonomo polizia penitenziaria, ritiene che questo aumento consistente di introduzione di materiale vietato in carcere sia stato agevolato dallo sviluppo della tecnologia, parliamo dei droni. Infatti questo è il metodo migliore per la delinquenza di far entrare direttamente nelle loro stanze, senza rischiare quasi nulla, quello che vogliono, poiché i muri di cinta sono sguarniti per mancanza di personale, e con gli impianti di allarme antiintrusione praticamente non funzionanti . Vogliamo anche dire che dell’utilizzo dei droni se ne parlava da tempo, ma la certezza si è avuta quando queste apparecchiature state rinvenute dopo essere cadute all’esterno delle stanze detentive (2 nel carcere di Taranto)».

La richiesta di utilizzare i jammer

Il sindacato autonomo polizia penitenziaria denuncia inoltre il fatto che «i detenuti governano i loro affari delle carceri utilizzando i cellulari che arrivano copiosi grazie anche alla tecnologia dei droni, inutilmente. «Abbiamo chiesto più volte ai responsabili delle carceri italiane - prosegue -  di intervenire per contrastare questi atti criminali utilizzando apparecchiature elettroniche (Jammer) capaci di bloccare l'uso dei cellulari inviando onde radio di disturbo sulla stessa frequenza che usano i telefonini, oppure disturbare il volo dei droni, ma a tutt’oggi nulla è cambiato. Vorremmo capire il perché lo Stato non si vuole riappropriare della gestione delle carceri lasciandole in mano ai delinquenti che fanno quello che vogliono approfittando della delegittimazione della polizia penitenziaria che è stato prima ridotta negli organici eppoi umiliata».

La stoccata al governo Meloni 

Infine la stoccata al governo: «Ci aspettavano dal presidente del consiglio Meloni - conclude il sindacato -  dopo il suo discorso di insediamento, un cambiamento che purtroppo non c’è stato. Allora la domanda è: a quando insieme ai telefoni ed alla droga entrerà in carcere , tra il disinteresse generale, esplosivo, pistole e mitragliatrici, tanto da far diventare le carceri italiane come quelle di certi paesi del Sudamerica? Se è questo che vogliono le istituzioni italiane che parlano delle carceri solo per maledire la polizia penitenziaria saranno presto accontentati, però sappiano che poi non si devono minimamente azzardare a scaricare le colpe sui poveri lavoratori, così come accade ora, poiché in quel caso andremo sulle barricate»

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