Malore fatale per un camionista al depuratore

Malore fatale per un camionista al depuratore
2 Minuti di Lettura
Sabato 16 Febbraio 2019, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 10:37
Improvvisa tragedia alle prime ore di ieri mattina: un uomo di circa cinquanta anni è morto in contrada Santo Stefano, all'interno del grande impianto di depurazione a servizio della città. Si trattava di un autista originario di Casarano, giunto a Nardò alla guida di un auto-spurgo. L'uomo ha accusato un malore e si è rivelato inutile ogni tentativo di rianimazione da parte dei primi soccorritori, operai e addetti dell'impianto che si trovavano sul posto.
L'episodio, dicevamo, si è verificato alle prime ore della mattinata di ieri. L'uomo ha raggiunto il depuratore dei reflui fognari di Nardò alla guida del mezzo pesante, un comune bottino, ovvero un camion con una grossa autobotte utilizzata per pulire i pozzi neri.
L'impianto neritino, infatti, oltre a servire l'intera città, viene utilizzato da decine di ditte specializzate che ogni giorno conferiscono centinaia di autobotti contenenti liquidi provenienti dai pozzi neri. Basti pensare all'incessante via-vai di mezzi pesanti dalla vicina città di Porto Cesareo (distante solo 7 chilometri), soprattutto nel periodo estivo. La grande struttura, composta da terreni, uffici e le inconfondibili vasche di depurazione, si trova a ridosso della strada provinciale 112, nella periferia a nord di Nardò.
Pochi minuti dopo il suo arrivo in contrada Santo Stefano e dopo aver varcato i cancelli dell'impianto, l'uomo si è sentito male. Altri addetti presenti sul posto, accortisi del malore dell'autista e della gravità della situazione, hanno immediatamente chiamato i mezzi di soccorso e l'autoambulanza è giunta sul posto dopo pochi minuti. Gli operatori del 118 hanno provato a rianimare l'uomo ma ogni tentativo è risultato vano. Non è rimasto che constatarne il decesso. Sul posto, per le indagini e tutti i rilievi del caso, sono arrivati i carabinieri della stazione di Nardò guidati dal maresciallo Vito De Giorgi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA