Bimba di due anni vive in carcere con la mamma

Bimba di due anni vive in carcere con la mamma
di Francesca Pastore
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Giovedì 21 Giugno 2018, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 12:48
La chiameremo Azzurra - un nome di fantasia –, ha soltanto due anni e due mesi e la mattina scorge il sole tra le sbarre gialle e fredde della casa circondariale di Lecce.
Ci sono tanti giocattoli intorno a lei, quelli non mancano di certo, c’è anche la sua mamma, ma le manca la libertà. La libertà di poter correre in giardino appena sveglia, di giocare con i suoi fratelli o fare una passeggiata con il suo papà.
Azzurra “sta scontando” insieme a chi l’ha messa al mondo una pena detentiva. Ma è solo una bambina e ha il diritto di addormentarsi guardando le stelle, andare a scuola, praticare sport. Ha diritto ad essere felice. Da circa quattro mesi Borgo San Nicola è diventata la sua casa, lontane lei e mamma da Foggia, luogo di residenza e dove si trovano anche papà e i fratellini. La denuncia della situazione in cui vive Azzurra e la richiesta di trovare una soluzione consona per lei e la sua mamma, giunge dall’associazione Antigone Puglia, in prima linea per i diritti e le garanzie nel sistema penale con lo scopo di promuovere elaborazioni e dibattiti sulla realtà carceraria in Italia.
Sono parole dettate dall’impegno e dall’indignazione quelle della presidente dell’associazione, l’avvocata Maria Pia Scarciglia.
«Nel corso di una delle nostre visite in carcere, svoltasi lo scorso 5 giugno, abbiamo incontrato una donna Rom con una figlia di anni 2 e mesi 2. Questa detenuta – spiega la responsabile di Antigone - è stata trasferita dal carcere di Foggia a quello di Lecce, nonostante a Foggia viva il marito e gli altri 5 figli minori».
Per Maria Pia Scarciglia «non è concepibile tutto questo, è contro i principi dell’ordinamento penitenziario». Dal carcere di Lecce intanto già la direttrice, Rita Russo, ha da tempo sollecitato nelle sedi opportune, chiedendo che la giovane donna venga trasferita immediatamente, ma ancora non ha ricevuto risposta.
«Sono trascorsi 4 mesi – continua Scarciglia - e madre e bambina si trovano nella sezione Alta Sicurezza, non per tipologia di reato, ma perché il circuito in questione è meno problematico rispetto a quello delle detenute comuni. Abbiamo lasciato il carcere di Lecce qualche giorno fa – prosegue la presidente di Antigone - con l’immagine di questa bambina di 2 anni e poco più seduta nel suo passeggino nella cella dove è allocata sua madre. La sconfitta della società rispetto al tema delle carceri è anche questa. Anche solo un bambino dietro le sbarre è una resa dello Stato di diritto», conclude l’avvocata.
Intanto qualche dato emerso dalla visita di Antigone nella casa circondariale leccese: al momento i detenuti erano 1.006 (68 donne e 165 stranieri), a fronte di una capienza di 610 posti. Si registra una maggiore presenza di detenuti stranieri, in particolare albanesi, rumeni e qualche russo. Alcuni dei detenuti sono sotto osservazione per radicalizzazione: 2 detenuti ad un livello alto. L’istituto si presenta molto curato e con ampi ha spazi, nonostante siano assenti aree verdi per i detenuti e le loro famiglie. Le celle ospitano due detenuti, salvo nel reparto di osservazione psichiatrica dove sono uno per cella. Il nuovo reparto di Osservazione psichiatrica vanta 20 posti ma al momento sono presenti 10 pazienti. Poco il lavoro per i detenuti e poche le aziende del territorio che decidono di assumere detenuti in misura alternativa. I tagli all’assegnazione dei fondi non ha permesso alla direzione di garantire il numero dei lavorando dell’anno precedente. A Lecce i detenuti che lavorano sono 253, di cui solo 10 per datore esterno.
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