Omicidio a Casarano, il killer confessa: «Ho perso la testa e l'ho ucciso». In caserma anche il conducente dell'auto ascoltato dai pm

Omicidio a Casarano, il killer confessa: «Ho perso la testa e l'ho ucciso». In caserma anche il conducente dell'auto ascoltato dai pm
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Sabato 2 Marzo 2024, 21:25 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 10:10

Ha confessato il killer di Antonio Amin Afendi, ucciso con tre colpi di pistola - uno al collo e due al torace - questa mattina in pieno centro a Casarano. Lucio Sarcinella, 27 anni, dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. I pm, Giovanna Cannalire (Dda) e Rosaria Petrolo, stanno valutando l'aggravante dell'agevolazione del clan mafioso.

Perché lo ha fatto 

«Stamattina ho perso la testa e l'ho ammazzato» ha detto il 27enne ai pubblici ministeri.

Alla base del gesto le minacce che secondo Sarcinella, Afendi rivolgeva alla sua famiglia. Stando a quanto dichiarato ai pm, proprio questa mattina - 2 marzo - Antonio Afendi avrebbe minacciato la moglie di Sarcinella. Il 27enne è vicino al clan di Damiano Autunno diretto rivale del clan Agostino Potenza ucciso del 2016 a cui apparteneva anche Afendi. 

Il conducente dell'auto in caserma

I pubblici ministeri stanno ascoltando anche il conducente dell'auto che però, stando ad una prima ricostruzione, non avrebbe partecipato materialmente all'omicidio. 

Il precedente: Afendi accoltellò il suocero di Sarcinella

«Tu non sai chi sono io. Non sai cosa rischi». E via una coltellata. Antonio Afendi, 29 anni, di Casarano, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione con l’accusa di avere ferito il body guard e personal trainer A.B., 50 anni, del posto (suocero di Lucio Sarcinella), nella prima serata del 22 novembre dell’anno scorso: negò la precedenza ad A.B. lungo via XX Settembre. Ed alle sue rimostranze scese dall’auto con la mano nella tasca destra del giubbotto da dove poi partì il fendente. La condanna è stata inferta dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Lecce, Sergio Tosi, e ha accolto la richiesta del pubblico ministero della Procura di Lecce: L’assoluzione ed in subordine il riconoscimento dell’attenuante dello stato di ira, sono stati invocati dall’avvocato difensore Vito Lisi. La sentenza ha riconosciuto una provvisionale di diceimila euro ed il risarcimento dei danni da stabilire in sede civile, alla vittima ed alla sua fidanzata costituitisi con l’avvocato Simone Viva. Non secondario il ruolo della ragazza, ha sottolineato il giudice Tosi nelle motivazioni della sentenza depositate contestualmente con la decisione: «Solo grazie all’interposizione dapprima di ...e, quindi, all’intervento dei carabinieri, già in loco, che riuscivano a disarmare e bloccare a terra Afendi, la vicenda non sortiva un esito ancora più drammatico di quello di per se’ già tale in base alle gravi lesioni personali attestate dalla documetaziopne medica».

Quel coltello di 21 centimetri con una lama di nove centimetri, colpì A.B. all’addome. Fu ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Dal canto Afendi sostenne di avere agito per legittima difesa quando fu interrogato per la convalida dell’arresto. Il giudice non gli credette, anche perché negli archivi delle forze dell’ordine Afendi è presente anche per rapina in concorso e continuata. Una persona ritenuta vicina agli ambienti della criminalità organizzata, Afendi. L’aggressione creò allarme e i carabinieri verificarono anche se ci fosse qualche nesso con l’agguato a cui Afendi scampò il 25 ottobre 2019 (20 anni sono stati inferti in primo grado a Giuseppe Moscara, 26 anni, di Casarano) sotto casa della compagna di Augustino Potenza ammazzato a colpi di kalashnikov due anni prima nel parcheggio di un ipermercato. Le indagini hanno confermato la parentela dell’accoltellato con uno degli imputati dell’operazione Diarchia sulle guerra fra i clan mafiosi di Casarano. Ma, oltre alla parentela, non è emerso alcun nesso fra quella parentela e la reazione spropositata di Afendi.

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