Falso e abuso d'ufficio: il pm di Trani Ruggiero indagato a Lecce

Michele Ruggiero
Michele Ruggiero
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Giovedì 14 Dicembre 2017, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 13:24
LECCE - Sul candidato a consulente della commissione parlamentare sulle banche pende una richiesta della Procura di Lecce di interdizione dalle funzioni di pubblico ministero. Perché accusato, tra le altre cose, di aver cercato di costringere un testimone a dichiarare di essere al corrente del pagamento di mazzette al comandante della polizia municipale di Trani nella fornitura di photored. Michele Ruggiero, 52 anni, magistrato di punta della Procura di Trani fino a pochi mesi fa, è indagato con il collega Alessandro Pesce, 44 anni, per le ipotesi di reato di violenza e minaccia per costringere a commettere reato, violenza privata, abuso di ufficio e tentato falso.
Il caso approda domani davanti ai giudici della Corte di Cassazione: l’ultima spiaggia delle richieste di misura interdittiva avanzate dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Roberta Licci, e respinte sia dal giudice per le indagini preliminari, Michele Toriello, che dal collegio di giudici del Tribunale del Riesame.
Difeso dall’avvocato Viola Messa, sui comportamenti contestati a Ruggiero ed il collega Pesce ci sarà un giudicato che potrà avere peso anche sul futuro dell’inchiesta e sull’eventuale processo. Il vaglio prima del gip e poi del Riesame non ha avallato la gravità dei comportamenti ravvisata dalla Procura di Lecce (competente per i reati contestati e subiti dai magistrati della Corte d’Appello di Bari).
Al centro di questa vicenda gli interrogatori a cui furono sottoposti gli imprenditori salentini della azienda Italtraff, sull’appalto vinto per la fornitura dei photored al Comune di Trani. I due magistrati - questa l’accusa - avrebbero usato parole e toni minacciosi, invocando la possibilità del carcere, il famigerato tintinnio delle manette, se non avessero ammesso il pagamento delle tangenti. Come anche il sequestro della stessa azienda.
Le cose andarono veramente così in quelle sommarie informazioni cominciate ad ottobre del 2015? Nelle indagini della Procura di Lecce sono state acquisite le fonoregistrazioni ed i verbali. E le persone sentite negli uffici della Procura di Trane sono state chiamate a testimoniare anche a Lecce.
Non sono in discussione i fatti, ma la qualificazione giuridica degli stessi. I fatti: «Non può in alcun modo revocarsi in dubbio che Ruggiero e Pesce abbiano condotto i tre interrogatori con modalità poco ortodosse», ha sostenuto il gip Toriello nell’ordinanza. «Ed è certamente condivisibile l’impossibilità di ricondurre le condotte ad una “strategia investigativa”. Poiché ogni strategia investigativa deve misurarsi con i principi fondamentali dell’ordinamento. E deve adeguarsi alle norme che, anche per ossequio a quei principi, detta il codice di rito».
Piena divergenza fra giudice per le indagini preliminari e pubblico ministero sulla sussistenza dei reati: «In nessun momento, né prima dell’esame, né durante l’esame essi hanno avuto a disposizione elementi per contestare il delitto di corruzione. In realtà, la qualificazione giuridica in termini di concussione era l’unica al momento ricavabile dagli atti, né i pubblici ministeri disponevano di alcun elemento che consentisse loro di procedere per corruzione. Se ne ricava che non può sostenersi che le espressioni suggestive, aggressive, intimidatorie a più riprese proferite dal Pesce e dal Ruggiero mirassero ad indurre i soggetti escussi a commettere un qualsivoglia reato».
Parola alla Cassazione. La decisione andrà ad influire anche sulla nomina del consulente della commissione parlamentare sulle banche.
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