«Paga le tasse per la chiesa», è lite tra sindaco e parroco

«Paga le tasse per la chiesa», è lite tra sindaco e parroco
di Paola ANCORA
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Sabato 16 Dicembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:51
Il Comune bussa alle porte della parrocchia e rivendica il pagamento della tassa sui rifiuti. E il prete trascina il sindaco in tribunale, davanti alla Commissione Tributaria Provinciale. 
Il “copione” di questa storia non ha nulla da invidiare ai racconti del giornalista e scrittore Guareschi su don Camillo e Peppone, non fosse che stavolta protagonisti della storia, e della lite, sono don Michele Giannone della parrocchia Maria Santissima Assunta di San Pietro in Lama e il sindaco del Comune, Raffaele Quarta. 
Il 23 ottobre scorso, infatti, l’ente ha imposto alla parrocchia di pagare 3.925 euro per la Tarsu del 2012. La tassa sui rifiuti, secondo il Comune, era dovuta per la chiesa madre e per le altre tre piccole chiese presenti nel territorio comunale, ma sempre chiuse. 
Ricevuto l’avviso di pagamento, il parroco non ha creduto ai suoi occhi. Perché tanta giurisprudenza e la maggior parte dei Comuni italiani - «forse tutti» dice qualcuno - hanno sempre interpretato le leggi tributarie escludendo dal pagamento i luoghi di culto. «Infatti - spiega l’avvocato Calogero Vancheri, che nel contenzioso difende la parrocchia - con tre diverse sentenze del 2005, del 2012 e poi del 2017 i Comuni, nell’esentare dal pagamento della tassa sui rifiuti i luoghi di culto, non fanno altro che applicare l’articolo 62 della legge tributaria 507 del 1993, ritenendo implicitamente tali luoghi “incapaci di produrre rifiuti per la loro natura e caratteristiche e per il particolare uso cui sono adibiti”». Fino a oggi, del resto, mai era avvenuto che il Comune chiedesse alla Chiesa il pagamento della tassa sui rifiuti. E ci sono enti, come Lecce, Ugento o Bari, che hanno scritto nei Regolamenti comunali di ritenere “intassabili” i luoghi di culto strettamente intesi - escludendo cioè seminari, sale o altri edifici di pertinenza delle chiese - perché in quegli ambienti, almeno teoricamente, non si produce rifiuto. 
L’amministrazione Quarta, però, ha ritenuto di procedere diversamente. E quando don Michele, il 17 novembre, ha presentato istanza di annullamento in autotutela dell’avviso di pagamento, l’ufficio Tributi del Comune, anziché desistere, ha rilanciato. 
 
Così, il 12 dicembre scorso, ha raddoppiato la cartella, sollecitando il pagamento di 7.581 euro e 46 centesimi comprensivi di Tarsu e delle sanzioni dovute, secondo il Comune, per non aver dichiarato che nel territorio comunale esiste la chiesa madre, le tre chiesette storiche (chiuse) e che in esse si esercita il culto cattolico. 
Come andrà a finire? Non è dato sapere. È certo, però, che a scrivere il finale di questa singolare storia salentina non sarà Guareschi, ma un giudice della Commissione tributaria provinciale.
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