Recensioni false su TripAdvisor, finalmente una sentenza

di Fabiano VIVA*
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Giovedì 13 Settembre 2018, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 12:46
Finalmente. La sentenza dei giudici leccesi che hanno condannato una società per la vendita di false recensioni su TripAdvisor è sacrosanta, ma arriva con ritardo. E con pene, forse, non adeguate all’entità del problema: ma tant’è, meglio di niente. Mi spiego. Il posizionamento ai vertici del sistema TripAdvisor di un ristorante, infatti, genera indubbiamente più clienti e di conseguenza più introiti, in modo particolare da quando la piattaforma è approdata sotto forma di applicazione sugli smartphone. E proviamo a immaginare quanti milioni di euro - perché di milioni di euro parliamo - abbia dirottato questa opportunità nel solo Salento negli ultimi dieci anni, avvantaggiando alcuni a dispetto di altri, specie se consideriamo la mole di turismo che ormai si riversa sul nostro territorio durante la stagione estiva e la quantità di strutture presenti, generando così un effetto domino oramai non più quantificabile (come si sa, “gente chiama gente”).
Che ci fosse una falla enorme nella piattaforma era evidente e molti colleghi ristoratori denunciano questi abusi da diversi anni, anche perché contrariamente a quello che si può pensare non sono solo le false recensioni positive a rappresentare una pratica scorretta, ma anche e soprattutto quelle negative. Che oltre ad essere scorrette sono anche spregevoli perché gettano fango su locali spesso incolpevoli. Bisognerebbe capire se queste agenzie hanno venduto solo le prime, o magari entrambe le tipologie di recensione, perché nel secondo caso si può intuire bene come l’entità del problema, e magari anche la relativa responsabilità penale, possa essere di dimensioni enormemente diverse.
Tra l’altro la pratica scorretta di queste agenzie si annida in un’altra grave mancanza di TripAdvisor, quella relativa all’incancellabilità delle recensioni false, positive o negative che siano, una volta che queste hanno passato i filtri della piattaforma del colosso americano. Conosco dei colleghi che hanno prodotto le prove evidenti di come la tale recensione fosse palesemente falsa, ma per tutta risposta si sono visti recapitare una mail nella quale li si avvisava che il commento “incriminato”, seppure falso o palesemente ingiustificato, sarebbe rimasto sulla piattaforma, e che gli veniva data soltanto la possibilità di rispondere a margine per chiarire il loro punto di vista alla comunità dei viaggiatori.
In conclusione, penso che TripAdvisor sia stato un meraviglioso e potentissimo strumento di pubblicità per i locali di somministrazione e accoglienza, in grado anche di contrastare, se non cancellare, l’egemonia delle Guide, ma questo fino a quando non è diventato strumento in mano a chiunque: clienti delusi, finti gourmet, smanettoni al computer e faccendieri internettiani 2.0.
* Ristoratore
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