Smartphone come casinò
«In migliaia a rischio
così cresce la ludopatia»

di Serena COSTA
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Martedì 12 Giugno 2018, 21:40
Ludopatia: una dipendenzampre più dilagante. E la nuova frontiera, in senso negativo, è rappresentata dal fatto che si pratica sempre di più dai computer casalinghi e dagli smartphone. In migliaia a rischio nel Salento. Qualche centinaio i casi più gravi con i giocatori che - come si dice in questi casi - diventano pazienti.
C’è il sommerso ancora tutto da stimare, ma gli addetti ai lavori - dagli psichiatri agli psicologi, per finire con gli assistenti sociali - parlano di «un potenziale esplosivo per un disturbo del comportamento» che, nei casi più gravi, è curato con la stessa terapia farmacologica impiegata per l’alcolismo.
Il gioco d’azzardo patologico, altrimenti detto ludopatia o gambling, consiste nel pensiero ossessivo verso il gioco, che comporta una perdita del contatto con la realtà, l’isolamento sociale e la sottovalutazione da parte del giocatore del rischio di perdita economica derivante dal gioco stesso: c’è chi trascorre gran parte della propria giornata alle slot machine o ai videopoker, c’è chi acquista “gratta e vinci” a iosa, c’è chi scommette i suoi “numeri vincenti” al Superenalotto, chi fa scommesse sportive per troppe volte a settimana.
Una questione di quantità, insomma: è il parametro-chiave che trasforma il gioco in patologia.
Il fenomeno, in questi casi, è evidente: basta farsi un giro nelle tabaccherie per accorgersi di chi staziona intere mattinate o pomeriggi a seguire i numeri vincenti sulle videolottery, o chi è seduto in un angolo a pigiare davanti a uno schermo, senza interagire col mondo circostante. E poi c’è invece chi gioca direttamente sul proprio smartphone e da casa propria, senza apparenti segnali di dipendenza.
I dati ufficiali, infatti, non riescono a esaurire un fenomeno che per lo più è ancora sottovalutato, spesso nascosto dai diretti interessati, i quali si rivolgono ai Sert e ai centri specializzati solo in caso di estrema necessità. Per esempio, in provincia di Lecce, risultano attualmente 80 pazienti curati nei due centri specializzati dell’Asl di Lecce per il trattamento del gioco d’azzardo patologico. Uno è quello di San Cesario, l’altro è quello di Muro Leccese. E una quota più alta arriva poi dalla Comunità Emmanuel di Lecce che, negli ultimi anni, ha avuto una media di 100 richieste di consulenza da parte dei cosiddetti giocatori compulsivi. Numeri che, purtroppo, tendono a crescere. Anche in modo esponenziale.
«Nei centri specializzati delle Asl il paziente è seguito da un’equipe formata da un medico, uno psicologo e un assistente sociale che offrono un trattamento specifico ai pazienti, ma anche assistenza alle loro famiglie», spiega Salvatore Della Bona, direttore del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl di Lecce. Un’escalation, dunque.
Negli ultimi anni - aggiunge Della Bona - stiamo assistendo a un graduale aumento delle richieste di trattamento sanitario di questo disturbo, ma il sommerso è ancora molto elevato, senza dimenticare una fetta consistente di chi si rivolge agli psicoterapeuti in forma privata. Chi arriva da noi è già in una fase problematica, dopo quella di “luna di miele”, in cui i sintomi sono stati nascosti e/o sottovalutati. L’età media di chi accede al nostro servizio è compresa tra i 30 e i 50 anni e si tratta soprattutto di pazienti di sesso maschile. A farla da padrona è la dipendenza da slot machine, seguita da videolottery, ma si sta affermando anche il gioco on line, che permette di evitare occhi indiscreti. A seguire “gratta e vinci”. La ludopatia, tra l’altro, è un problema trasversal<CF4001>e, che coinvolge lavoratori autonomi, dipendenti, padri e madri di famiglia, così come adolescenti».
Punta il dito in particolare contro l’abuso da smartphone, invece, Vincenzo Leone, coordinatore del Servizio sanitario e responsabile nazionale del settore Dipendenze della Comunità Emmanuel: «Ogni telefonino è ormai diventato un piccolo casinò: c’è troppa facilità nell’accesso ai giochi on line, soprattutto da parte degli adolescenti. Per questo, iniziamo già dalle scuole medie a fare prevenzione, spiegando attraverso il calcolo delle probabilità, quanto sia difficile vincere. Negli ultimi sette anni gli accessi per consulenze e ricoveri alla Comunità Emmanuel sono cresciuti sempre di più: è stato doloroso aver assistito a figli che portavano in cura da noi i padri e viceversa, le mogli con i mariti, i figli con le persone anziane».
L’allerta deve riguardare tutti, non solo Asl o centri di volontariato e associazioni nelle varie tipologie.
«È una situazione disarmante - conclude Leone che su questo fronte è in trincea ormai da tempo riuscendo a incrociare una vasta casistica - anche perché il sommerso delle dipendenze è enorme ed è ancora sottovalutato dalle istituzioni: spesso sono invisibili e sono tantissime le persone ludopatiche che, a dispetto delle altre tossicodipendenze, riescono a tenere nascosta la propria situazione ai famigliari anche per anni. E poi ribadisco, occorre prestare tantissima attenzione agli adolescenti, che sono i soggetti più fragili e quindi più a rischio: oggi si inizia il gioco patologico sempre prima e dura sempre di più, prima della consapevolezza della patologia»
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