«Sto per arrestare un sindaco» Così il pm Arnesano svelava i segreti alla commercialista

«Sto per arrestare un sindaco» Così il pm Arnesano svelava i segreti alla commercialista
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Domenica 9 Dicembre 2018, 10:56
Il segreto d'indagine? Una pura formalità, per il pubblico ministero Emilio Arnesano. Anzi: un inutile fardello di cui liberarsi senza particolari remore persino quando si è al telefono con altre persone. Persino quando le rivelazioni riguardano un amministratore pubblico, un sindaco in questo caso, sul cui capo pende una richiesta di arresto. È il 22 novembre scorso: i militari del Nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di finanza di Lecce intercettano una telefonata. A parlare sono il pm Arnesano e una commercialista, una professionista che, nel corso della sua attività lavorativa, entra spesso in contatto con il mondo giudiziario. I due parlano di buon mattino; nel corso della conversazione Arnesano si lamenta perché il procuratore capo Leonardo Leone de Castris ha deciso di estrometterlo dal pool di magistrati che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione (evidentemente intuendo l'inopportunità di tale incarico) e di indirizzarlo verso il gruppo di lavoro che si occupa delle fasce deboli. Una scelta che Arnesano non sopporta, e infatti se ne lamenta con la sua interlocutrice. Ma la conversazione subito si sposta su un altro argomento. Ben più spinoso. Arnesano infatti rivela alla commercialista di aver avanzato una richiesta di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del sindaco di un Comune della provincia di Lecce. Ne pronuncia il nome, lui che dovrebbe essere vincolato dal rispetto della riservatezza in merito alle indagini che conduce. E invece no. Si dilunga in particolari, aggiungendo che le ipotesi di reato per cui ha chiesto l'arresto riguardano abusi edilizi (dunque, peraltro, al di fuori delle funzioni amministrative dello stesso sindaco), «così violando - scrive il gip nell'ordinanza - il segreto d'ufficio riguardo ad un procedimento, tra l'altro, di estrema delicatezza per i soggetti coinvolti e per le evidenti e prevedibili ripercussioni mediatiche».
Il comportamento del pubblico ministero Arnesano, secondo gli inquirenti è piuttosto grave. E dimostrano come sia assolutamente necessaria la misura più restrittiva tra quelle disponibili, ovvero il carcere. L'episodio citato è solo uno degli ultimi riscontrati dalla Finanza. Che ha continuato ad indagare fino a poche settimane fa. E proprio questi ultimi fatti hanno spinto i magistrati potentini a disporre gli arresti. «A riprova del fatto che il pericolo di reiterazione sopra descritto ricorra in maniera particolarmente pregnante - scrive il giudice per le indagini preliminari Amerigo Palma - intervengono gli esiti della più recente attività di intercettazione ambientale e telefonica, cristallizzando appunto la propensione costante a delinquere (anche per piccoli favori ricevuti) del magistrato ed il suo inserimento quale perno del descritto sistema, in un più ampio contesto di malaffare». E del resto, poco prima, lo stesso gip aveva usato parole durissime per descrivere la condotta di Arnesano nei quattro mesi di indagine: «Questi può essere considerato un criminale molto versatile in quanto abituato ad abusare di qualsiasi potere gli sia attribuito. Ciò dipende dal fatto che non ha alcun rispetto della legalità: l'intera sua condotta è piegata esclusivamente al raggiungimento di scopi illeciti, a commettere favoritismi a favore di conoscenti e amici».
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