Violenza e minacce di morte alla figlia disabile della compagna: condannato a 14 anni

Violenza e minacce di morte alla figlia disabile della compagna: condannato a 14 anni
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 22 Marzo 2023, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 12:53

È stato condannato a una pena di 14 anni un uomo che fu arrestato a febbraio del 2022 con l’accusa di avere violentato la figlia 13enne della compagna, di averla insultata e maltrattata, di averla minacciata di morte e di averla picchiata quando il suo deficit di disabilità intellettivo le impediva di fare ciò che le chiedeva o di comunicare. Si tratta di un 44enne, originario di San Pietro Vernotico e residente in un paese del circondario di Maglie. Il conto in primo grado coincide con le richieste del pubblico ministero d’udienza, Rosaria Petrolo.

La vicenda

A indagare era stata la pm Simona Rizzo che ritenne sufficienti gli elementi in suo possesso per sostenere l’accusa in giudizio, anche per l’esito avuto nell’incidente probatorio in cui la ragazza aveva confermato gli abusi della sua intimità subiti dal genitore acquisito, come anche i maltrattamenti riservati a lei e anche alla madre. L’imputato era difeso da Rita Ciccarese e Francesco Calcagnile: rispondeva di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e dal suo ruolo di genitore, nonché di maltrattamenti in famiglia. Secondo la ricostruzione dell’accusa avrebbe umiliato, offeso e perseguitato la figlia con frasi come “mongoloide, stupida, non spendo i miei soldi per i libri, tanto non capisci niente”.

Madre e figlia costrette all'isolamento

Inoltre era accusato di avere imposto a moglie e figlia il suo carattere prevaricatore, costringendole a mangiare ciò che cucinava lui ed a isolarsi dalle altre persone ed a stare chiuse in casa senza comunicare fra loro.

Ed ancora: la ragazza sarebbe stata costretta a svolgere lavori pesanti «Soggiogandola psicologicamente e picchiandola violentemente allorquando cercava di comunicare con la madre», recita il capo di imputazione. «O quando non riusciva a fare ciò che pretendeva».

Minacce e botte con la cinghia dei pantaloni

Viene inoltre citato un episodio particolarmente violento: ad agosto del 2021 scorso l’uomo avrebbe messo le mani al collo alla figlia e non avrebbe persistito solo per l’intervento della moglie, ma le avrebbe riservato insulti cacciandola via. E poi minacce con una spada giapponese, una Katana. E botte con la cinghia dei pantaloni. A emettere la sentenza i giudici della prima sezione penale (Fabrizio Malagnino presidente, a latere Maddalena Torelli e Marco Marangio Mauro). Nel dispositivo c’è anche l’interdizione dai pubblici uffici e da ogni luogo frequentato dai minori. È stata inoltre prevista una provvisionale di 40mila euro per le parti civile assistite dagli avvocati Ester Nemola e Maria Cristina Brindisino. Due le super perizie, una eseguita dallo psichiatra Domenico Suma, e l’altra dal consulente informatico forense Silverio Greco.

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