«Visite a pagamento
ma nell’orario di servizio»
Inchiesta Asl su 38 medici

«Visite a pagamento ma nell’orario di servizio» Inchiesta Asl su 38 medici
di Maddalena MONGIÒ
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Giovedì 5 Aprile 2018, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 12:13
Medici sotto esame per visite intramurarie fatte durante l’orario di servizio in ospedale. È la patata bollente che da qualche settimana passa di mano in mano nella Asl di Lecce: sono 38 le posizioni dei medici finiti sotto la lente su un campione di circa 60 medici passato al setaccio nell’ultimo periodio. Con l’inchiesta interna che è subito partita.
Tutto è partito da una relazione di Giuseppe De Maria, responsabile aziendale Alpi, la struttura che coordina e gestisce l’attività intramuraria dell’Asl Lecce.
Nelle scorse settimane il dirigente ha comunicato ai vertici della Asl di aver effettuato un «controllo aggiuntivo sull’elenco dei medici che nell’istruttoria della deliberazione di liquidazione delle competenze di Alpi del personale medico, relativa al mese di ottobre 2017, viene dichiarato dal funzionario istruttore come campionato casualmente e controllato per ogni nominativo, ai fini della verifica dell’avvenuta effettuazione dell’Alpi fuori servizio».
Fin qui la premessa. Poi, appunto, i risultati con le comunicazioni inviate ai vari responsabili della struttura sanitaria: «Il controllo è scaturito dalla considerazione che difficilmente, da oltre un anno, ogni mese un campione poteva contare solo ed esclusivamente individui adempienti e mai un caso di riscontro di anomalia». Sono stati rifatti le verifiche sul campione di 60 medici con un risultato da cui è scaturito il dossier inviato alla direzione generale. «È stato rilevato si legge nel rapporto - che la formula usata in istruttoria non risponde al vero, almeno per i primi 38 medici (su 60) riscontrati».
Da qui il caso. E, tra l’altro, lo stesso coordinatore dell’Ufficio Alpi si sarebbe riservato la facoltà di controllare tutte le delibere precedenti. Alla serie di lettere è seguita la risposta dai vertici degli ospedali: alcune posizioni risulterebbero non perfettamente regolari (potrebbero aver fatto visite a pagamento in orari di lavoro), mentre per altre ci sarebbero una serie di controdeduzioni dei medici interessati attestanti l’avvenuta visita alla fine del turno di lavoro. E, quindi, dopo le 20 che coincide con la fine del turno ospedaliero. Una coincidenza su cui si dovrà fare luce.
I controlli dell’Ufficio Alpi si sono sostanziati su un incrocio di dati che riguardano l’orario di refertazione e lo stato di servizio del medico in questione. Se, appunto, la refertazione e l’orario di servizio coincidono si evidenzia un’attività che non doveva essere fatta in quel momento.
Il direttore generale della Asl Lecce, Ottavio Narracci, si sta muovendo su due piani: verifica dell’allineamento dei tempi di attesa in Alpi con quelli dei Cup aziendali, e riorganizzazione del sistema di controllo che al momento risulta carente per l’assenza di alcuni componenti dell’Organismo di valutazione Alpi. E non sono pochi gli aspetti da monitorare da parte dei vertici Asl. Tra le singolarità di questa storia emerge anche quella di un fatto a campione sulle competenze da liquidare ai medici quando dovrebbe essere scontata l’erogazione a fronte di un controllo di ogni posizione, anche per evitare qualsiasi dubbio ed equivoco. Certo è che l’Asl vuole andare fino in fondo.
Non solo. Tra le norme da rispettare c’è anche quella che tutela il diritto al riposo dell’operatore sanitario garantito dalla legge numero 161 del 2014 entrata in vigore a novembre del 2015. La <CF4001>legge prevede un turno di riposo di 11 ore nell’arco dell’intera giornata lavorativa, ma se finito il turno si apre la giornata lavorativa intramuraria salta il principio fissato per la sicurezza dei lavoratori e dei pazienti.
Bisogna ora attendere gli esiti dell’istruttoria interna, ma il problema di liste d’attesa non allineate ai tempi di erogazione delle prestazioni Alpi, esiste e se c’è l’ulteriore aggravante che parte di queste prestazioni sia fatta in orario di lavoro la matassa si ingarbuglia. Il Regolamento sull’attività libero professionale esercitata dai medici all’interno delle strutture Asl si fonda sul principio che il cittadino ricorra all’esame a pagamento, nelle strutture pubbliche, come libera scelta e non per sopperire alle carenze del sistema sanitario o peggio per un minor numero di prestazioni erogate durante l’orario di lavoro. E non solo. Con quel Regolamento, almeno sulla carta, è cambiata la musica anche per la gestione delle liste d’attesa che dovrebbero essere governate con un piano annuale predisposto dalla Asl tenendo conto delle priorità indicate nei Livelli Essenziali di Assistenza.
È previsto che nel Piano siano calcolate le capacità di erogazione di visite ed esami in base alla capacità di erogazione del pubblico e dell’attività Alpi che comunque non potrà essere superiore alle prestazioni erogate con il ticket. Nel regolamento si fissano anche le sanzioni per i direttori generale che dovessero risultare inadempienti. È previsto l’intervento della Regione e la decurtazione del 20 per cento dell’indennità di risultato, mentre per i casi più gravi è prevista la destituzione. Se vogliamo le sanzioni ci sono già.
Lo scottante fascicolo dei medici che avrebbero fatto visite a pagamento in orario di lavoro (e, dunque, non consentite) è passato al vaglio dell’Organismo di valutazione Alpi per la verifica amministrativa delle singole posizioni a cui seguirà, se ce ne saranno i presupposti, il rinvio dei medici all’Ufficio procedimenti disciplinari. E per quelle posizioni in cui si dovesse ravvisare eventualmente il reato di peculato, la comunicazione alla Procura di Lecce sarebbe d’obbligo. La macchina delle macchine è già in moto.
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