​L'ex Monastero dei Teresiani dimenticato da tutti

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Martedì 31 Ottobre 2017, 19:49
Caro Direttore,

nella ricerca di un luogo centrale della città nel quale inserire, nel novero delle manifestazioni del Maggio Salentino 2018, una mostra dell’artigianato da organizzare d’intesa con Confartigianato, mi sono recato qualche giorno fa in via Libertini per visionare l’ex Monastero dei Teresiani (conosciuto anche come ex Caserma Cimarrusti), il cui portone mi è stato aperto per gentile concessione del direttore della Provincia, l'ingegnere Refolo.

Che sconforto. L’edificio è in disfacimento!

Di proprietà della Provincia, una ventina di anni addietro l’ex Monastero fu oggetto di opere di consolidamento statico (nel corso delle quali, ho appreso, fu eliminato il leggiadro giardino ad agrumi all’interno del chiostro e furono effettuati scavi archeologici) non portate a termine per esaurimento dei fondi stanziati. Ne fu pertanto decisa la “cartolarizzazione”, che non ha avuto esito positivo.

Nel frattempo all’interno del chiostro si è sviluppata...una giungla! (invio alcune foto), che ancor più compromette la staticità della costruzione.

Ed io che auspicavo che a seguito della mostra di artigianato, che speravo ivi potesse svolgersi, si sarebbe avviato un processo virtuoso di “corsa all’utilizzo” dell’importante edificio: quale mostra permanete dell’artigianato salentino a piano terra e dei prodotti di eccellenza del Salento (agroalimentare in primis) al piano superiore!

Non è accettabile che uno degli monumenti architettonici più importanti del Centro Storico di Lecce, lungo il suo “cardo” quotidianamente percorso da turisti, in pieno centro, a due passi dal Duomo, sia lasciato crollare, come purtroppo tra non molto avverrà!

La Provincia, proprietaria, non ha, specie nell’attuale situazione determinata dal decreto Delrio, i denari occorrenti al suo restauro... Ma non è solo problema dell’istituzione Provincia questo: è problema dei cittadini leccesi! Che, attraverso il loro sindaco, devono pretendere che la Regione e/o il Ministero del Beni culturali stanzino i fondi necessari al recupero e all’appropriato utilizzo di un così importante immobile.

Lei cosa ne pensa?

Con cordialità

Giorgio Aguglia


Caro Aguglia,

ciò che lei denuncia è grave e c'è poco da aggiungere. Dell'ex Monastero dei Teresiani il giornale si è a lungo occupato, ma il grido d'allarme è rimasto inascoltato. Le conseguenze della disastrata riforma delle Province sono ormai sotto gli occhi di tutti. L'aver lasciato quasi inalterati i poteri e le attribuzione di competenze della vecchia istituzione, prosciugando al contempo i finanziamenti e abolendo l'elezione diretta è stato un autentico suicidio politico e istituzionale. O si aveva il coraggio di abolire del tutto le Province, prima ancora della cancellazione “nominale” prevista dal referendum costituzionale, distribuendo in modo preciso i vecchi poteri a Regioni e Comuni, o era meglio lasciare le cose come stavano. Anche perché il risparmio dei costi della politica è stato del tutto risibile, mentre le conseguenze prodotte restano gravissime sul fronte della manutenzione delle strade e delle scuole, a cominciare dalle riscaldamenti delle aule, e della conservazione di beni storici e architettonici, alcuni di grande pregio, di proprietà delle Province. Caos completo, insomma. Ciò che, però, lascia interdetti e merita una riflessione è anche un altro aspetto. Nei giorni scorsi, nella cronaca di Lecce, ci siamo occupati della lunga contesa tra Provincia e Regione sulla gestione di importanti e pregevoli beni di proprietà di Palazzo dei Celestini - dunque, dell'intera comunità salentina - come il Convitto Palmieri, la Biblioteca provinciale Bernardini e il museo Castromediano. Lì c'è la corsa ad “accaparrarsi” la gestione di beni appena restaurati e di grande “appeal”, con il rischio che la comunità salentina perda progressivamente peso e funzioni nella stessa disponibilità degli immobili proprio perché la Provincia, visti i tagli continui nei trasferimenti previsti dalle leggi di Bilancio, è destinata a soccombere, mentre per l'ex Monastero dei Teresiani non c'è alcuna corsa perché l'utilizzo non è immediatamente spendibile sul piano dei consensi. Anzi, c'è l'oblio. Con il complice silenzio della classe dirigente locale.
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