Nel lago di Giulia può naufragare la nostra umanità

Nel lago di Giulia può naufragare la nostra umanità
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 19 Novembre 2023, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 11:15

Giulia è morta e con lei muore un poco – o molto – di noi. Siamo come in un abisso. Quasi senza accorgercene, pur parlandone continuamente. La tragedia punteggia la vita quotidiana quasi fosse un destino ineludibile, ineluttabile. E anzi lo è: succede, è previsto che accada. La morte, poi, è stata espulsa dalla percezione comune. La sua rappresentazione tende a escludere il dolore, lo contiene, lo edulcora. Lo incanala in percorsi paralleli, anche nelle parole. Scomparso il senso della fine, scompare il senso del limite. Una sequenza ormai inarrestabile. L’estensione reale-irreale-virtuale genera spaesamento e spinge le azioni verso scenari inediti, paurosamente normali. L’uomo – come genere maschile – vi aggiunge un sovrappiù: l’incapacità di collocarsi nel tempo e nella storia con un ruolo diverso, riposizionato accanto alla donna, non prima, non sopra, non davanti. Ma l’immaturità stride con le conquiste di civiltà. La violenza sulle donne testimonia la fragilità estrema degli uomini: l’impotenza è nell’incapacità di relazione.

Nel baratro delle responsabilità diffuse ci ritroviamo con i nostri modelli, i nostri stili, le nostre connessioni, le nostre insignificanze.

Non reggiamo ai no, tutto ci manda in crisi. Il linguaggio è racchiuso in pochi slogan. Le comunicazioni inseguono percorsi vacui. Non abbiamo limiti perché nessuno pone divieti. Non quelli di legge, spesso inutilmente afflittivi e dunque sterili, ma gli imperativi che partono da dentro per essere stati discussi, contestati, chissà se e quanto condivisi e comunque, alla fine, interiorizzati. Non ci sono le occasioni per farlo; neanche più le persone; forse neppure i luoghi. Si è sempre altrove anche quando si sta insieme. La superficie dell’istinto omicida riflette qualcosa di molto profondo: andrebbe intercettato, compreso, disinnescato. Ma da tempo abbiamo smesso di parlarci. Di interrogarci. Di guardarci dentro. Con Giulia, in quel lago rischia di affogare la nostra umanità. Sopravvive l’immotivata illusione di essere migliori. Ma nel regno del nulla non c’è Giulia. Non c’è amore. Non c’è vita.

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