L'importanza di una piazza intitolata a Carmelo Bene

di Massimo MELILLO
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Giovedì 3 Marzo 2016, 12:32 - Ultimo aggiornamento: 17:30
C’è una landa desolata, una “morta gora” come tutti i parcheggi, e l’hanno chiamata piazza Carmelo Bene: un biglietto da visita sgualcito con cui Lecce si presenta ai suoi cittadini e alle decine e decine di migliaia di ospiti, che ogni anno visitano la cosiddetta “Firenze del Sud”. In quel grande spiazzo del Foro Boario che, invaso quotidianamente da automobili e bus sarebbe stato meglio fosse rimasto anonimo, è in gioco un paradigma. Il paradigma dell’identità culturale di una città, diventando lo specchio che riflette la gestione e gli indirizzi della cosa pubblica.

Si dirà che il nome di una piazza o di una via non cambia il destino di una comunità e non influisce sulle condizioni di vita di chi la abita e di chi la visita. Eppure, costituisce un tratto distintivo che va al di là di quel “c’è altro a cui pensare” e che connota un elemento di riconoscenza verso le personalità che hanno contribuito a costruirne l’impronta e l’ossatura. Una sorta di Dna culturale, un tasso genetico che fa apprezzare e crescere le mille culture che qui si sono incrociate e che hanno reso Lecce e il Salento riconoscibili da più punti di vista, da quello architettonico a quello del paesaggio rurale, da quello culturale a quello turistico. Un marchio che va oltre il concetto singolare di bellezza e che racchiude e connette suggestioni, sentimenti, luoghi, incontri, persone.

Questo giornale ha sottoposto a un sondaggio on line la proposta avanzata da Lecce Bene Comune, che ha raccolto numerosissime adesioni e impegnato tanti testimonial e sostenitori per riparare un torto e per riconsegnare dignità alla figura e all’opera di Carmelo Bene, finito malamente con l’essere identificato con un “non luogo” qual è un’area di parcheggio. Il caso è stato sollevato e sono state indicate più soluzioni degne di un illustre e prestigioso rappresentante di questa terra, che tanto ha dato in termini di sapere e conoscenza.

Ma quanto tempo bisognerà aspettare ancora per individuare e decidere una via o una piazza centrale da dedicare al patrimonio inestimabile del genio teatrale di Carmelo Bene, che sia all’altezza della sua arte e in cui la città possa riconoscersi? Fossi un amministratore cittadino, pur dinnanzi agli innumerevoli problemi da affrontare quotidianamente, farei propria questa proposta se non altro per provare a ribaltare e smentire l’indecente locuzione del “nessuno è profeta in patria” e per riportare il nome di personaggi come Carmelo Bene nel cuore della città, dove cittadini e ospiti di Lecce possano conoscere e riconoscere le loro radici culturali e storiche.

È una scelta politica a costo zero, un dilemma e un nodo facile da sciogliere ma spesso è proprio la semplicità che è difficile a farsi. Chi si occupa di cosa pubblica non dovrebbe mai dimenticare che è la città che fa l’uomo, come da tempo ci ricorda - spesso invano - la fondamentale lezione e la centralità del progetto urbano dell’inascoltato Le Courbusier.
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