La democrazia della rovina. Così l'Italia si conferma più vulnerabile

La democrazia della rovina. Così l'Italia si conferma più vulnerabile
di Ferdinando BOERO
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Giovedì 24 Agosto 2017, 17:39
Leggo su tutti i giornali i commenti al terremoto di Ischia e, oramai, trovo una totale convergenza sul deprecare la scarsa attenzione attribuita a chi mette in guardia dal costruire dove non si dovrebbe. Prima di tutto i geologi, che inutilmente avvertono del rischio sismico, e poi gli ingegneri che invocano costruzioni adatte alle caratteristiche dei luoghi. In Giappone le vittime dei terremoti sono pochissime, e i terremoti che da noi causano morti e macerie fanno tutt’al più cadere qualche confezione dagli scaffali dei supermercati. Li vediamo nei filmati delle telecamere di sorveglianza.

Sappiamo come si deve costruire, sappiamo dove non si deve costruire. Eppure continuiamo a costruire male e dove non si dovrebbe. Le decine di migliaia di orrende case che “ornano” le coste del Salento sono costruite male e dove non si dovrebbe. Ora sono minacciate dall’erosione costiera. Abbiamo visto, in Sicilia, che un sindaco che osi decretare la demolizione degli abusi edilizi viene rapidamente destituito. In Sardegna un candidato a presidente della regione mise nel programma il divieto di costruire entro trecento metri dalla costa. Fu abbandonato dal suo stesso partito.

Chi dice che l’abusivismo è frutto delle carenze della politica ha solo in parte ragione. È vero, se i piani regolatori non si fanno tutto si blocca. Chi ha bisogno di una casa è costretto ad attendere decenni in attesa che qualcuno sancisca le regole (il piano) oppure la costruisce, che tanto poi arriva puntuale il condono. E quindi, sì, se ci fossero regole chiare e certe forse certe cose non accadrebbero. Però, per quale motivo le case abusive devono essere invariabilmente orrende? Se fossero costruite bene, e in posti dove la natura lo consente, avrebbe ragione chi le giustifica con le carenze della politica. Ma non è così.

La scienza e le tecniche costruttive di oggi sono migliorate enormemente rispetto a prima, eppure le costruzioni di oggi sono spesso fatte male e dove non si dovrebbe. Non sono le conoscenze a mancare, ma la volontà di usarle. E’ logico che una cosa fatta bene costi di più di una fatta male. Se si guarda alla resa immediata, pare quasi che convenga fare le cose male: si spende meno. È per questo che gli appalti si fanno al ribasso. Vince chi si offre di fare il lavoro al prezzo più basso. Andreste sulla luna con un missile costruito a seguito di appalti al ribasso? Ora le regole sono un po’ cambiate, ma temo che si continui comunque nello stesso modo di sempre. I costruttori disonesti continuano a ridere al telefono, alla notizia dei disastri. Gli affari promettono bene.

Qualcuno ha costruito male, le case sono crollate, ci sono i morti, e arriva lo stato a promettere la ricostruzione. La Protezione Civile è finita sotto al tappeto, come la proverbiale spazzatura che si fa scomparire in fretta. Avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi, e invece... La smania burocratica del finto risparmio ha cancellato il Corpo Forestale dello Stato e ora ci accorgiamo che i mezzi per controllare gli incendi sono inservibili, non perché malfunzionanti ma per impedimenti burocratici. Siamo alla follia completa.

Ovviamente chi ha lucrato sulle costruzioni mal fatte non viene chiamato a pagare per i danni causati dalla sua imperizia e dalla sua disonestà. Ci deve pensare lo Stato. E magari i fondi della ricostruzione finiscono per essere gestiti dagli stessi che hanno causato i danni che, quindi, guadagnano due volte. Raramente si viene a sapere che i responsabili dei disastri sono individuati e puniti.

Poniamo che nel territorio di un comune si sia costruito male e dove non si dovrebbe. Magari in zone franose, non solo sulle dune. Il sindaco dovrebbe far demolire quelle costruzioni. Invece no, sono state condonate. Ma mettiamo che avvenga il disastro. Ci dovrebbe essere un’autorità in grado di dire: chi ha dato quel condono? Chi non ha ordinato la demolizione? A questo punto, se ci sono dei morti, chi è stato inadempiente nel far rispettare le regole dovrebbe essere imputato di omicidio. E le regole dovrebbero essere riscritte in modo chiarissimo, in modo che rendere impossibile il solito scaricabarile italiota. Poi si dovrebbe chiamare la ditta costruttrice, anzi, chi ne era un tempo titolare (perché le ditte falliscono, e le responsabilità decadono) e dovrebbe essere imposto il risarcimento dei danni. In modo da colpire la libertà personale e il patrimonio di chi lucra sul fare male le cose. C’è un piccolo problema. Chi dovrebbe fare queste leggi, o chi dovrebbe creare un’atmosfera che porta al loro rispetto (nel caso già ci fossero) è di solito colluso con chi lucra su queste cose. Basti pensare alla Protezione Civile così fortemente sostenuta politicamente, ai tempi del saccheggio della cosa pubblica, e ora a Consip, nata per generare risparmi negli appalti pubblici. Le lobbies di petrolieri trivellatori, banchieri rovinatori di risparmiatori, costruttori al ribasso, produttori di farmaci costosissimi, dettano le agende politiche e, intanto, l’Italia va in rovina. Democraticamente.
 
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