Alessandro Siani: ​«Senza reddito di cittadinanza molte famiglie non mangiano. Basta con le favole, ora si ride dei guai»

Parla l’attore, che il 9 porterà un suo monologo a Sanremo e il 14 sarà al cinema, regista e interprete del film “Tramite amicizia” con Max Tortora e Matilde Gioli. «Racconto la solitudine e la mancanza del lavoro»

Amici a noleggio e disoccupazione, Alessandro Siani: «Basta con le favole ora si ride dei guai»
Amici a noleggio e disoccupazione, Alessandro Siani: ​«Basta con le favole ora si ride dei guai»
di Gloria Satta
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Sabato 4 Febbraio 2023, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 07:59

Amicizia e solitudine: sono i temi, «affrontati con sguardo divertente che lascerà tuttavia spazio alla riflessione», del monologo che Alessandro Siani pronuncerà sul palco di Sanremo giovedì 9 febbraio. Poi, il 14, il comico napoletano 47enne sbarcherà nelle sale con il nuovo film Tramite amicizia di cui è regista e protagonista affiancato da Matilde Gioli, Max Tortora e Maria Di Biase. Al grido «non è più tempo di favole, la realtà deve entrare anche nelle commedie», il film (ambientato a Ferrara, prodotto da Iif dei Lucisano con RaiCinema) è incentrato sul suo personaggio, proprietario di un’agenzia che offre amici a noleggio a chi è solo. Ma quando si tratterà di salvare dal licenziamento gli operai di una fabbrica, sia pure tra risate e imprevisti il gioco si farà molto più serio. 

Da cosa è nata l’idea del film?

«Dalla cronaca: l’agenzia che a Tokyo affitta amici e parenti a chi non ne ha, la solitudine esasperata creata dalla pandemia, la perdita di tanti posti di lavoro.

Tenevo a parlare di questi temi oggi che la gente, alle prese con guerra e bollette, non ha più voglia di ascoltare favole». 

E in questa situazione la comicità è opportuna? 

«Sì, la risata può avere un effetto disarmante». 

Il film, già dal titolo, allude all’uso tutto italiano della raccomandazione. Ce n’è tanta anche nello spettacolo?

«Io, come del resto Max Tortora, mi sono fatto una sudatissima gavetta. Ma nel nostro Paese devi avere amicizie giuste per fare qualunque cosa, dal ricovero in ospedale al parcheggio fino alla carriera. Il film vuole riflettere, sempre sorridendo, anche sulla meritocrazia». 

Tra una risata e l’altra parla pure di reddito di cittadinanza: lei è favorevole o lo abolirebbe? 

«Si può sempre modificare, ma non dimentichiamo che era nato perché manca il lavoro. Senza sussidio, molte famiglie non mangiano. L’alternativa è l’occupazione, altrimenti la gente lascerà il Paese e allora il problema non sarà più il reddito bensì la cittadinanza». 

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«Al Festival, che ingigantisce tutto, le polemiche sono sempre esistite. Il messaggio del presidente ucraino può stimolare una riflessione importante: passa il tempo ma la guerra c’è ancora».

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È vero che la correttezza politica imbavaglia i comici? 

«Carlo Verdone sostiene che ha ucciso l’ispirazione, infatti molti comici “scorretti” come Pio e Amedeo o Checco Zalone si sono attirati delle critiche. Ma io sono più ottimista. Il pensiero politicamente corretto può offrirci nuove opportunità spingendoci a riflettere sulla realtà».

La pandemia ha penalizzato le commedie? 

«Gli incassi attualmente non sono esaltanti e non ci aspettiamo un miracolo. Abbiamo cercato di fare un buon film, sperando che funzioni». 

Perché ha ambientato il film a Ferrara? 

«Volevo un’alternativa di serenità al caos delle metropoli. Per farci poi scoppiare i fuochi d’artificio». 

I suoi attori assicurano che sul set non perde mai la calma. Da cosa nasce la sua sicurezza?

«Dalla constatazione che la vita è un’altra: i problemi in famiglia, le malattie, i soldi che non bastano». 

Vede in giro molta solitudine?

«Sì, soprattutto nei ragazzi. L’uso esagerato dello smartphone crea isolamento. Mi aveva colpito la storia di un adolescente che confessava di avere molti like e nessun amico. Una volta spento il cellulare, aveva riacceso la vita». 

Il 19 febbraio Massimo Troisi, di cui lei è considerato da molti l’erede, avrebbe compiuto 70 anni. C’è qualcosa che non ricordiamo abbastanza di lui? 

«La scelta di parlare in italiano dopo i primi film girati in dialetto napoletano. Fu la sua crescita artistica, condivisa nella musica da Pino Daniele». 

Ha mai incontrato Massimo?

«Purtroppo non ho fatto in tempo. Se oggi fosse ancora tra noi sarebbe il mio ”Siri”. Gli chiederei un parere su tutto. Troisi è stato un genio compreso». 

Dura di più l’amore o l’amicizia? 

«Dura di più il mutuo». 

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