La batosta “Case green”, in Puglia servono 6 miliardi. Rebus su tempi e cantieri

La batosta “Case green”, in Puglia servono 6 miliardi. Rebus su tempi e cantieri
di Paola ANCORA
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Giovedì 16 Marzo 2023, 05:00

Case green, l’Europa approva a maggioranza la norma che mira a riqualificare il patrimonio immobiliare dell’Unione tagliando drasticamente le emissioni inquinanti e riducendo, contestualmente, i consumi di energia. Ma per adeguarsi agli obiettivi che l’Ue ha imposto – ovvero portare gli edifici residenziali in classe energetica E entro il 2030 e in classe D entro il 2033 – la Puglia dovrebbe spendere oltre 6 miliardi di euro. Parliamo di investimenti privati, giacché per il momento non sono previsti stanziamenti ad hoc su questa misura europea né è detto ci saranno, alla luce dello scetticismo con il quale il Governo di centrodestra alla guida del Paese ha accolto il via libera dato dal Parlamento Ue martedì. 

La normativa interessa il 77% delle case


Dalla normativa “Case green” sono interessati più dei tre quarti degli immobili costruiti in Puglia, ovvero il 77% dei due milioni e 310mila edifici residenziali esistenti secondo le rilevazioni del data analyst Davide Stasi. Il 35,1% di questi immobili si trova oggi in classe energetica G, la più bassa: sono case e appartamenti che disperdono molta energia e per i quali, dunque, si pagano bollette salate. In classe energetica F si trova il 27,1% degli edifici, che hanno impianti obsoleti, solitamente risalenti agli anni Settanta-Ottanta. Grazie alle agevolazioni fiscali di questi anni, come il Superbonus (con detrazione al 110%, poi scesa al 90 per cento) e come l’Ecobonus (con detrazione al 65%), le prestazioni energetiche delle abitazioni sono migliorate anche in Puglia, ma troppo lentamente. Non a caso, il presidente di Confartigianato Puglia, Francesco Sgherza pone l’accento su quanto sia «improbabile rispettare il cronoprogramma stabilito dell’Europa e prevedere un salto di una o due classi energetiche per un numero di immobili così elevato in appena dieci anni.

Tanto più – evidenzia – che in Puglia, come in Italia, i cittadini possiedono più di un immobile e se per l’Ecobonus lo Stato italiano ha previsto degli incentivi ad hoc, questi nuovi interventi edilizi andrebbero invece realizzati con risorse private e si parla di interventi onerosi, non alla portata di tutti». Un esempio? Per una casa autonoma, come una villetta, la spesa media per fruire del Superbonus si aggirava attorno ai 105mila euro, mentre per i condomini saliva a 600mila euro di media. Per adeguarsi alle direttive Ue sulle “Case green”, prevedendo lavori sull’involucro esterno degli edifici (pareti, copertura e solaio) e sugli infissi, le caldaie e impianti di produzioni di energia rinnovabile, servirebbe una spesa media pro capite di circa 50mila euro. Cifra che, moltiplicata per il numero di immobili a oggi classificati come F e G, porterebbe a un giro di investimenti per oltre sei miliardi di euro. «Non è – conclude Sgherza – un problema di facile soluzione. Chi potrà lo farà, ma gli altri no, a meno che l’Unione non intervenga con risorse proprie a sostenere questo sforzo. Certo, la misura potrebbe essere sicuramente motivo di crescita per il comparto dell’edilizia». 

 

Dubbi sul rispetto dei tempi


Anche l’Ance Lecce, guidata da Valentino Nicolì, è scettica sull’effettiva possibilità di rispettare i tempi dettati dal Parlamento europeo: «Un adeguamento del patrimonio immobiliare verso l’edilizia green, con i tempi standard di un cantiere nel periodo antecedente l’introduzione del Superbonus, richiederebbe 70 anni. “Case green” può essere una opportunità solo nel momento in cui ci fossero delle agevolazioni ad accompagnare la misura. Viceversa - conclude Nicolì - non sarebbe realizzabile». 
E qualora la norma restasse solo sulla carta, sempre il per il momento, l’Ue non ha nemmeno previsto delle specifiche sanzioni per gli inadempienti. Di più. Se la spesa per ammodernare la propria casa restasse così elevata e scaricata soltanto sulle spalle dei singoli cittadini, diverrebbe certamente più conveniente acquistare un immobile di nuova costruzione, piuttosto che uno vecchio da ristrutturare, consumando suolo che, invece, sempre per rispettare l’ambiente e avviarci alla transizione green, si vorrebbe tutelare. Dubbi e perplessità che, ora, dovranno essere affrontati entro i confini italiani per capire come calare nella realtà del Belpaese una norma che per ora di buono, secondo gli addetti ai lavori, ha soltanto le intenzioni.

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