Contratti a termine e voucher: imprese pugliesi in rivolta

Contratti a termine e voucher: imprese pugliesi in rivolta
di Nicola Quaranta
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Domenica 8 Luglio 2018, 10:09
LECCE - «Il Decreto dignità non risolverà in un colpo tutti i problemi degli italiani, ma ci sono tanti provvedimenti importanti che contribuiranno a migliore la qualità di vita degli italiani». Senza lesinare il consueto carico di aspettative, il vice premier Luigi Di Maio, ha salutato così in settimana il varo da parte del Consiglio dei ministri del “suo” primo decreto. Al netto dei provvedimenti in gran parte ormai assodati, il Governo è al lavoro per trovare una mediazione sui punti di disaccordo ed evitare sorprese in Parlamento. Mentre il mondo dell’impresa è in subbuglio: dal Nord al Sud.

Due i fronti principali ancora aperti: le misure relative ai contratti a tempo e quelle che potrebbero portare a reintrodurre, almeno parzialmente, i voucher. Nel primo caso, la Lega sarebbe pronta a dialogare con gli imprenditori, in subbuglio anche al Nord, e starebbe lavorando all’idea di rafforzare le norme transitorie introdotte dal provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri e che fa scendere da 36 a 24 i mesi dei contratti a tempo e riduce a 4 le proroghe possibili. Ma se è vero che spunta sul tema un caso Settentrione, è altrettanto vero che permane in tutta la sua complessità anche la questione Mezzogiorno. Basterebbe pochi dati per comprendere la portata del problema: nel 2017 in Puglia sono stati registrati 68.922 contratti a tempo indeterminato (l’1,4% in più rispetto al 2016) e 244.352 contratti a tempo determinato, per un ammontare complessivo di assunzioni pari al 27,6% in più rispetto all’anno precedente. L’interrogativo è semplice: che fine faranno questi contratti a termine?

«I numeri lo dimostrano. Non è un problema del Nord. È un nodo del Paese che di conseguenza rischia di produrre i danni maggiori nelle aree più deboli sotto il profilo dello sviluppo economico, vale a dire le regioni del Sud», rimarca il presidente degli industriali pugliesi, Domenico De Bartolomeo. «Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: siamo estremamente critici rispetto a modifiche che puntano a cancellare i punti positivi della riforma del mercato del lavoro concepita negli ultimi anni. Misure mirate a ridurre i contratti a termine risulterebbero dannose e impedirebbero semplicemente di trasformare eventualmente gli impieghi a termine in contratti a tempo indeterminato», rimarca De Bartolomeo. «Tra i settori che ne risentirebbero maggiormente nella nostra regione - aggiunge il presidente di Confindustria Puglia - sopratutto il metalmeccanico e l’edilizia, là dove l’assunzione di personale a tempo determinato ha consentito di produrre negli ultimi anni tante opportunità di lavoro che viceversa andrebbero perse».

Più complessa la partita dei “buoni lavoro”: il ministro dell’Agricoltura, il leghista Gian Marco Centinaio, ha detto e ribadito di essere a favore della loro reintroduzione per i lavoratori agricoli e anche per il settore del turismo. Ma se nel primo caso vi sarebbe una disponibilità di massima da parte del M5S, l’idea di estendere i voucher ai bagnini convince molto meno i cinque stelle. Ieri Di Maio è tornato sul tema, precisando: «È una scelta che farà il Parlamento, ma non sono assolutamente intenzionato a far sfruttare i nostri giovani o meno giovani con i voucher», le parole del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. «Se ci sono specifici lavori che ne hanno bisogno ne discuteranno le Camere, ma devono essere limitati», scandisce. E chiosa: «Se questo strumento si presta ad abusi o liberalizzazioni per me non va bene. Il M5s non concederà alcun abuso». Anche su questo punto, il braccio di ferro con le imprese è evidente. Malumori da Roma in su. Ma la partita vera è al Sud: «La riforma dei voucher - taglia corto De Bartolomeo - ha determinato in settori trainanti, come il turismo e l’edilizia, un incremento dei costi del 20%. Al netto delle distorsioni e degli abusi, che evidentemente vanno contrastati, i buoni lavoro vanno ripristinati là dove possibile, in quanto incidono sui bilanci e portano frutti positivi».

Questi gli umori, dunque, alla vigilia dell’avvio dell’iter alle Camere. Al netto di qualche modifica del testo in corso d’opera, è prevedibile che il decreto venga alla fine blindato per essere approvato anche con la fiducia. Possibile, dopo una prima ipotesi che vedeva il Senato in pole, che sia Montecitorio - dove la maggioranza ha numeri più certi - a fare la parte del leone. Per evitare che le posizioni fra la Lega e il Movimento cinque stelle divergano ulteriormente e abbiano ricadute sull’esecutivo, gli stati maggiori dei due partiti avrebbero concordato di evitare in gran parte almeno emendamenti parlamentari: le modifiche dovrebbero essere concordate a livello governativo. E tra queste appunto ci potrebbe essere spazio per un intervento che salvi i contratti a tempo in corso. Nel provvedimento infatti è prevista una norma transitoria ma il suo raggio di azione è parziale: si tratterebbe, in buona sostanza, di ampliarla. Un fronte che vede d’accordo anche alcuni esponenti Pd, tra cui l’ex presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia che sarebbe pronto a presentare una modifica analoga.
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