Di Maio: «Tap opera utile» Emiliano cerca i voti M5s

Di Maio: «Tap opera utile» Emiliano cerca i voti M5s
di Francesco G.GIOFFREDI
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Giovedì 1 Novembre 2018, 20:21 - Ultimo aggiornamento: 20:26
E venne il giorno in cui Luigi Di Maio battezzò come «utile» il gasdotto Tap, viceversa avversato e bollato come «inutile e dannoso» dai cinque stelle e dallo stesso leader pentastellato. Almeno fino all'altroieri. Nelle stesse ore, in un ideale gioco di specchi e vasi comunicanti, Michele Emiliano vede aprirsi il varco politico e prova a infilarsi: «Il M5s si è fatto mangiare dalle lobby del Tap, esattamente come era successo per Renzi e Calenda». Categorico, il governatore. E anche in questo caso si assiste a una virata nemmeno troppo impercettibile: sì, Emiliano ha sempre teorizzato lo spostamento dell'approdo (da San Foca al Brindisino); ma - lobby o no - si è sempre dichiarato a favore dell'infrastruttura. Adesso invece marca con forza il profilo più muscolare, forse sperando di intercettare gli elettori delusi dai pentastellati. Operazione però quantomeno complicata.
E Di Maio? Nei giorni scorsi ha giustificato il via libera del governo gialloverde al progetto appigliandosi a (reali) vincoli internazionali, autorizzazioni, rischi di costose azioni risarcitorie degli investitori. Insomma, il giudizio di merito sotteso restava comunque negativo. L'altroieri però il vicepremier, in audizione al Copasir, ha completato la retromarcia e promosso il gasdotto, ammettendo che «è funzionale alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico», pertanto in linea con la tesi dei precedenti governi. Parole che spiazzano i parlamentari M5s, che continuano a dirsi no Tap. Lontani insomma i tempi in cui Di Maio si esprimeva così: «La Puglia potrebbe vivere delle sue eccellenze: dal mare, all'agricoltura. E invece il governo pensa a imporre un gasdotto sulla costa. Credo che sulla Tap ci sia un obiettivo molto chiaro in questo momento, quello di fare soldi. Non è un'opera strategica, ma un'opera che serve a fare business e a far fare business ad altri paesi». Tempi lontani, ma non troppo: quelle dichiarazioni risalgono al 9 febbraio scorso, durante le tappe pugliesi del tour elettorale.
Emiliano intanto alza il tiro: «La questione Tap l'hanno capita tutti, soprattutto l'hanno capita i militanti e i deputati del M5s. Ci hanno presi in giro, hanno preso in giro anche me. Noi eravamo convinti, con il nuovo governo, di avere finalmente un interlocutore non soggetto alle lobby. Invece questi, in poche settimane, si sono fatti mangiare dalle lobby». «Evidentemente Roma è un posto dove come arrivano le persone che vengono elette dai cittadini, si fanno mangiare dagli interessi privati. Questa cosa è una vergogna». E allora? La ricetta, anche questa volta, secondo Emiliano sembra essere in Regione: «Le nostre strutture tecniche avrebbero sbrindellato le stupidaggini che sono state propinate al popolo del M5S, per dire semplicemente che anche questo governo come i precedenti è schiavo delle lobby. L'ho detto del governo Renzi figuriamoci se non lo dico del governo Conte». Emiliano ha ancora una volta ribadito di non essere stato convocato a Roma per discutere del gasdotto: da tempo la Regione propone di spostare l'approdo in un tratto di costa più vicino al punto di allaccio alla rete nazionale Snam (che si trova a Mesagne). «Spostare Tap in un posto meno dannoso - ha rilevato - è una cosa semplice.«Non mi hanno neanche chiamato dal ministero dell'Ambiente o dal ministero dello Sviluppo economico e neanche dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Hanno chiamato solo il sindaco di Melendugno e lo hanno anche chiamato teppistello (il riferimento è a Barbara Lezzi, ndr) perché è andato a parlare con loro. Perché non mi hanno chiamato? Avevano paura che dessi in escandescenze?». Emiliano aveva anche scritto al Mise una lettera per chiedere di dar seguito al dialogo intavolato nei mesi scorsi con l'Azerbaijan proprio dalla Regione. Risale ad aprile: una delegazione capeggiata dal governatore incontrò a Roma Elmar Mammadyarov, ministro degli Esteri dell'Azerbaijan, al quale è stata chiesta una corposa riduzione del costo del gas per la Puglia. Mammadyarov era a Roma per una visita ufficiale alla Farnesina e al ministro Angelino Alfano, e proprio al ministero ci fu quel primo approccio, ritenuto fruttuoso in Regione. Nella stessa lettera il governatore era peraltro tornato a ipotizzare lo spostamento d'approdo del Tap. Un'opzione ormai del tutto tramontata, parrebbe. Quanto al prezzo calmierato del gas, potrebbe essere invece una delle compensazioni che il governo gialloverde metterà presto sul piatto per risarcire il territorio e attutire l'onda d'urto della delusione. O almeno provarci. Un percorso appena avviato, a palazzo Chigi.
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