Vigneti distrutti e raccolta gravemente compromessa

Vigneti distrutti e raccolta gravemente compromessa
di Maria FLORENZIO
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Sabato 25 Agosto 2018, 12:56
«Vigneti distrutti e raccolta gravemente compromessa. E noi imprenditori agricoli abbandonati al nostro destino fallimentare, lasciati praticamente da soli». A parlare è Pietro Ricci e, questa volta, lo fa come esponente del Tavolo Verde, di cui è stato presidente, ma soprattutto come agricoltore «vessato dalla burocrazia, da uno Stato che ci ignora, da madre natura che ha deciso di accanirsi».
Dalle parole di Ricci emerge tutta la disperazione di chi, anche quest'anno, ha investito nella produzione di uva, sborsando risorse per la stagione irrigua e per la manodopera e che per le piogge persistenti di questi giorni e le violente grandinate, abbattutesi sul versante occidentale, si è visto sfumare la raccolta, frutto del lavoro di un intero anno.
Tra Palagiano, Palagianello, Castellaneta e Ginosa ci sono interi vigneti di uva da tavola, di pirene, di uva Italia e red globe completamente danneggiati: terreni inzuppati, piante divelte, come gli alberi di agrumi, dalle trombe d'aria, acini spaccati dalla grandine e grappoli che stanno marcendo.
«Ma questa - spiega Ricci - è soprattutto la terra dell'uva da tavola, che nessuno vuole più. Viviamo una situazione di stallo. Non c'è prezzo, non c'è mercato e, in verità, non c'era già prima». Ad inizio luglio, la red globe al ceppo si vendeva a 50 centesimi al chilogrammo, la pirene a 70 - 80 centesimi. «Era già troppo poco se si considera il costo dell'acqua, contributi da versare e il costo della manodopera. Ora quei grappoli sono rovinati. Chi li piazza su un pseudo mercato? Personalmente ho provato a portare l'uva in qualche azienda di estrazione succhi. Me l'hanno pagata a 10 centesimi al chilo. E, poi, al supermercato un litro di succo d'uva costa 1,90 euro. È un affronto al nostro lavoro, ai nostri sacrifici».
Manodopera, altra nota dolente. Quando Ricci ne parla, gli si stringe il cuore. «Sono un imprenditore agricolo, avevo alle dipendenze sei operai. Me n'è rimasto uno. Gli altri li ho dovuti licenziare. Mi sento in colpa per aver messo per strada cinque famiglie, ma non potevo fare diversamente. E lo Stato, in tutto questo, dov'è? - si chiede Ricci -. Ci hanno imposto dei contratti di rispettare e una legge, quella del caporalato, giustissima, certo, ma per rispettarla, serve che ci siano le condizioni per farlo».
La legge. «Solo un imprenditore che vende il prodotto e fa reddito può rispettarla. Ma da dove un imprenditore agricolo può prendere le risorse economiche - incalza Ricci - se non fa raccolto, non vende e a breve si vedrà recapitate le cartelle del tributo 630 relative al 2015, 2016 e 2017? E non dimentichiamo le pendenze con banche, Inps e Equitalia, ma anche con i privati. I concimi, i prodotti fitosanitari vanno pagati».
C'è rabbia e anche rassegnazione nelle parole di Ricci, come di molti altri agricoltori. «Se vogliono farci chiudere le aziende, lo dicano». E fa riferimento alle nevicate del 2017. «Esiste un decreto dell'ottobre del 2017 con il quale il Governo ha stanziato delle risorse. Tra documentazione e perizie da produrre noi abbiamo già sborsato delle somme. E, ad oggi, non abbiamo visto arrivare un solo centesimo. Le aziende soccombono e le la burocrazia frena. E' una vergogna».
Ricci, poi, parla dei giovani in agricoltura. «Non ci venissero a parlare di ricambio generazionale nella gestione con i giovani: quelli che hanno deciso di entrare nelle aziende di famiglia lo hanno fatto solo per dare una mano ai genitori prossimi al fallimento. E quei giovani - suonano come una Cassandra le parole di Ricci - saranno gli indebitati di domani».
Di qui il suo appello. «Che i Comuni facciano fronte comune e chiedano un decreto di sospensione del pagamento dei tributi dovuti per le aziende agricole danneggiate e un intervento urgente. Che portino il ministro dell'agricoltura nei nostri vigneti, affinché si renda conto del nostro dramma».
E intanto la Cia di Puglia torna a fare la conta dei danni del maltempo e nel prendere atto della dichiarazione di ieri dell'assessore regionale Leonardo Di Gioia che ha comunicato di aver allertato gli uffici regionali perché procedano con le prime verifiche sul campo e con le ispezioni al fine di quantificare i danni provocati dal maltempo di questi giorni, proprio così come richiesto da Cia Puglia il 21 agosto scorso, chiede all'Assessore Di Gioia di porre la dovuta attenzione alle segnalazioni che pervengono da tutte le associazioni agricole e soprattutto da quelle che da giorni sono sul campo a monitorare la situazione e ad assistere gli agricoltori, relativamente anche alle procedure che saranno avviate dagli uffici regionali in ogni provincia.
Si sollecita, inoltre, la Regione Puglia, sulla base di una richiesta già inoltrata diverse settimane fa, a concedere ulteriore carburante agricolo agevolato, soprattutto alla luce dell'aumento negli ultimi giorni di operazioni colturali e trattamenti dovuti proprio al maltempo.
La Cia, infine, sollecita la modifica del decreto legislativo 102/2004, perché l'attuale normativa non consente alle imprese di ricevere un adeguato ristoro dei danni subiti.
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