Evasione fiscale e “sommerso”: Puglia terza in classifica tra le regioni più a rischio

Il documento della Cgia di Mestre: peggio fanno solo Calabria e Campania

Evasione fiscale e “sommerso”: Puglia terza in classifica tra le regioni più a rischio
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 18 Marzo 2023, 21:02 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 18:49

Si definisce “economia non osservata”. Include per esempio il lavoro irregolare, attività illegali, fitti in nero. E c’è una classifica - evidentemente non da rendere orgogliosi - in cui la Puglia sale sul podio: la nostra regione si piazza al terzo posto tra quelle più a rischio evasione d’Italia. Prima ci sono solo Calabria, in vetta alla graduatoria e Campania, seconda. L’infedeltà fiscale è più diffusa quindi al Sud. 

A calcolarlo è l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre.

Sebbene gli ultimi dati disponibili dell’Istat siano riferiti al 2020, anno fortemente condizionato dall’emergenza pandemica, la percentuale dell’economia non osservata sul valore aggiunto regionale registra le soglie più elevate nel Mezzogiorno. Se in Sicilia si attesta al 16,8 per cento, in Puglia al 17 per cento, in Campania al 17,7 per cento, è la Calabria che, con il 18,8 per cento, continua a essere la regione più a rischio evasione d’Italia. Le realtà più fedeli al fisco, invece, sono la Provincia Autonoma di Trento con il 9 per cento, la Lombardia con l’8,4 per cento e, la meno interessata da questo triste fenomeno, la Provincia Autonoma di Bolzano con un’incidenza dell’8,2 per cento. La media nazionale si ferma all’11,6 per cento.

C'è comunque un recupero rispetto al 2021

In generale, però, sulla base dei dati presentati nelle settimane scorse dal ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Agenzia delle Entrate, l’anno scorso l’erario ha incassato, rispetto al 2021, 68,9 miliardi in più di entrate tributarie e contributive: ha recuperato 20,2 miliardi di evasione e ha “bloccato” 9,5 miliardi di frodi. Questo maggior gettito, pertanto, ammonta complessivamente a 98,6 miliardi di euro. Possiamo pertanto affermare che abbiamo azzerato l’evasione?

«Certamente no, sebbene abbiamo imboccato la strada giusta per la sua progressiva riduzione - è specificato nella relazione della Cgia - Infatti, una quota preponderante dei 68,9 miliardi incassati in più sono riconducibili al buon andamento dell’economia verificatosi l’anno scorso che include un importo sicuramente contenuto, ma ogni anno in costante aumento, ascrivibile agli effetti della compliance fiscale (si intende l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari da parte del contribuente ndr). Possiamo dire che un fondo di verità c’è».

L'appunto sulla riforma fiscale

Infine, l’associazione fa un’osservazione proprio sulla bozza di riforma fiscale prevista dal governo: «In attesa di poter disporre di ulteriori informazioni sul testo, una riforma fiscale che abbia l’ambizione di definirsi tale deve, innanzitutto, indicare preventivamente quanto costa e dove si recuperano le coperture, dopodiché ha il compito di conseguire, in tempi ragionevolmente brevi, almeno altri tre obiettivi: la riduzione del carico fiscale a famiglie e imprese; la semplificazione del rapporto tra il fisco e il contribuente; la riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscale». 

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