Hydrogen valley, primo stop: lite al Tar per i 40 milioni del Pnrr

Hydrogen valley, primo stop: lite al Tar per i 40 milioni del Pnrr
di Luigi LUPO
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Mercoledì 13 Dicembre 2023, 05:00

Il progetto della Hydrogen Valley rischia di dover ripartire da zero. E i 40 milioni di euro ottenuti dalla Regione con il Pnrr di restare chiusi in un cassetto, finché l’intricata matassa giudiziaria che si è venuta a creare con verrà sbrogliata. Sperando si faccia in tempo. Una delle aziende partecipanti al bando regionale per la realizzazione di 5 hub di produzione di idrogeno in vecchie aree industriali dismesse, infatti, ha fatto ricorso al Tar di Bari contestando la graduatoria stilata dall’ente e chiedendo l’accesso agli atti e i giudici le hanno dato ragione, obbligando la Regione, entro 15 giorni, a consegnare tutti i documenti, progetti delle concorrenti compresi. 

Il nodo da sciogliere

Sono cinque attualmente le aziende destinatarie dei fondi, una per ogni area individuata: due nel Tarantino, una a Brindisi, una a Cerignola, in provincia di Foggia, e una a Campi Salentina, nel Leccese. Al primo posto, nella graduatoria pubblicata lo scorso 30 marzo, figura Enel, a seguire Solarind Green srl, Cerisma srl, Cerichem Biopharm srl e Panita srl. Pur essendo stata ritenuta idonea, la De Cristofaro Srl di Lucera, nel Foggiano, è rimasta invece tagliata fuori per esaurimento dei fondi e, quindi, ha presentato ricorso contro Regione, presidenza del Consiglio dei ministri, ministero dell'Ambiente e nei confronti delle imprese vincitrici. Lo scorso 5 dicembre l’azienda, rappresentata dai legali Bice Annalisa Pasqualone e Michele Fabio Marseglia del foro di Bari, ha vinto la prima battaglia di una guerra che potrebbe rivelarsi fatale per le sorti della valle dell’idrogeno. 
Per la prima richiesta di accesso fatta dalla De Cristofaro – scrivono i giudici - «la Regione ha osteso alcuni atti e molti di questi con oscuramenti, risultati tali da non consentire una idonea verifica della legittimità dell’operato dell’Amministrazione».

E il sospetto, stando alla tesi contenuta nel ricorso dell’azienda ricorrente, è che «alcune proposte progettuali presentate non soddisfano i requisiti di ammissibilità e realizzabilità previsti dall’avviso pubblico. L’assegnazione dei punteggi non sarebbe corrisposta ai criteri prestabiliti: la graduatoria risulterebbe così “alterata”».

La prima fase della contesa

In un primo momento, con un’ordinanza del giugno scorso, i giudici del Tar riconoscono che le parti dei documenti oscurate dalla Regione «sono coperte da vincolo di riservatezza per la protezione del know how industriale delle concorrenti». Ma l’azienda lucerina non ci sta. E il 4 settembre deposita una memoria aggiuntiva con la quale precisa che la stazione appaltante, ovvero la Regione, avrebbe oscurato anche «dati fondamentali come, per esempio, la potenza degli impianti di produzione idrogeno, la potenza degli impianti di produzione dell’energia rinnovabile addizionale asservita, le caratteristiche tecniche degli impianti di stoccaggio dell’energia elettrica, i bilanci di energia, e la localizzazione di questi impianti». Insomma informazioni che, secondo i legali della De Cristofaro, non sono coperte dal segreto industriale ma sono indispensabili a fare un confronto per aggiudicare le risorse. 

La difesa

Le difese delle aziende coinvolte hanno posto, nelle successive udienze, diverse eccezioni, ritenendo che le richieste della De Cristofaro fossero assimilabili a «una pesca a strascico». Ma il Tar non è stato dello stesso avviso: «Il collegio – dice la sentenza – ritiene di sposare una lettura forte dell’accesso agli atti e documenti di gara, essendo il valore della trasparenza amministrativa, soprattutto nelle procedure pubbliche di selezione, un bene giuridico autonomo, che fonda una vera e propria posizione di potere del privato nei confronti della Pubblica Amministrazione». E ancora: «I criteri tecnici di formazione della graduatoria pongono chiaramente di fronte ad una secca alternativa: o si attribuisce l’accesso ai dati tecnici valutati ai fini dell’attribuzione del punteggio o la presente procedura viene, di fatto, resa esente da qualsiasi forma di tutela giurisdizionale». Si torna in aula il 9 gennaio.

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