I cinque stelle nel mirino: «Promesse tradite, dimissioni»

Foto: infoaut
Foto: infoaut
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 09:42

Rabbia, delusione. E polemica politica, inevitabile. C'è tutto nelle reazioni post vertice di palazzo Chigi su Tap. A tenere banco il quasi certo via libera del governo gialloverde all'opera. I toni si accendono soprattutto dal basso: proteste sui social, base cinque stelle in subbuglio. E Comitato No Tap pronto alla battaglia: «Profondo dissenso e sconcerto», «denunciamo all'opinione pubblica e alle istituzioni tutte che in Italia è in atto un inaccettabile sospensione dello Stato di diritto. Dopo la consegna agli organi di Governo di tutta la documentazione raccolta negli ultimi mesi contestualmente alla presentazione dei dossier che provano inconfutabilmente l'illegittimità politica e giuridica del progetto, apprendiamo che l'esecutivo in carica continua a dichiarare pubblicamente l'esistenza di costi e penali tenendo nascosti i documenti che confermerebbero questo». «A questo punto dovrebbe essere la magistratura a mettere una pietra tombale su questo progetto. L'opposizione continuerà in tutte le sedi». Già a caldo dal Comitato No Tap erano arrivate richieste di dimissioni di tutti gli eletti pentastellati, dopo le roboanti promesse di stop all'opera.
Sul tasto della delusione batte Michele Emiliano, che invece ha sempre teorizzato lo spostamento dell'approdo. Il governatore parte subito all'attacco: «Visto che i cinque stelle non hanno il coraggio di fare quello che avevano promesso di fare, almeno accolgano i suggerimenti della Regione: decarbonizzazione dell'Ilva e spostamento del Tap». Parla poi «ritirata indegna» per aver «fatto una retromarcia totale su Ilva» e perché «si accinge a fare lo stesso sulla vicenda Tap»; dall'altra parte i pentastellati rispondono al governatore di essere «un componente di spicco del partito che questa opera l'ha voluta e che con la sua inerzia è uno dei responsabili dell'arrivo del gasdotto in Puglia». «Se solo lo avesse voluto Emiliano avrebbe potuto fermare Tap in qualsiasi momento ad esempio istituendo un Sic mare, un sito di interesse comunitario, a San Foca. Avrebbe potuto inoltrare ricorso al Tar entro il 19 dicembre 2015 quando gli avevamo consegnato tutte le carte che dimostravano palesi abusi da parte del Mise del precedente governo Pd che ha portato avanti l'opera nonostante il parere negativo della Regione Puglia». Accuse prive di fondamento, secondo il governatore: «Trovo raccapriccianti le dichiarazioni del gruppo del M5S Puglia. Mi diffamano sapendo di mentire», dice Emiliano che accusa i pentastellati pugliesi di essere dei «voltagabbana», «ragazzi in malafede e ingrati» che «non sono dotati di capacità di autocritica» e «carichi di chiacchiere incapaci di dimettersi dai loro incarichi ottenuti con i voti ricevuti imbrogliando i pugliesi».
Nel Pd chi spara a zero è anche il senatore Dario Stefàno: «I diversi virgolettati riportati dalla stampa, agli esiti dell'incontro tenutosi a Palazzo Chigi, suonano in modo molto grave, a partire da quelli che riferiscono che il premier ha invocato il sostegno da parte della Procura. Deve chiarire al più presto al Parlamento tutto quali sono i reali intendimenti». Così invece il consigliere Fabiano Amati: «Il ministro Lezzi su Tap ha detto di avere le mani legate e i miei colleghi cinque stelle pure le dita: sarà per questo che non riescono a slegare i lacci che reggono il cartello bugiardo Melendugno libera, affisso sulle vetrate dei loro uffici», «ora so già che i miei colleghi diranno che non condividono la scelta romana, ma se davvero la loro opinione è diversa da quella di Conte, Di Maio e Lezzi, li prego di presentare al Consiglio una mozione con cui contestare aspramente la decisione del Governo».
Anche dal centrodestra piovono critiche: «Che l'Ilva non potesse diventare un Parco divertimenti e che il Tap era in una fase troppo avanzata per poterla fermare ne eravamo consapevoli - attacca Raffaele Fitto, eurodeputato e leader di Noi con l'Italia - ma abbiamo preferito perdere le elezioni politiche pur di non prendere in giro i pugliesi. Noi il 4 marzo abbiamo perso le elezioni, ma il M5s, oggi, perde la faccia». Commenta così Paolo Pagliaro, dirigente di Forza Italia: «L'ennesima farsa per cercare di giustificare una montagna di bugie servita a racimolare voti in una vera e propria colletta elettorale. Eppure sarebbe bastato poco per provare a cambiare il punto di approdo invece di sbraitare o promettere di stoppare i lavori. Si dimettano i parlamentari salentini dei 5 stelle ad iniziare dal ministro Lezzi».
Da sinistra non risparmia colpi Leu: «Il governo del cambiamento dovrebbe smetterla di prendere in giro i cittadini. Invece, in pieno stile prima Repubblica, continua a temporeggiare. Che i lavori di realizzazione dell'opera sarebbero andati avanti, nonostante le urlate promesse elettorali, era chiaro da mesi. Già lo scorso luglio, rispondendo ad una nostra interrogazione, il ministero dell'Ambiente aveva in sostanza detto che i cantieri non avrebbero avuto alcuno stop perché gli impatti ambientali della Tap sarebbero stati non significativi», affermano i parlamentari Nicola Fratoianni e Rossella Muroni. «Oltre che mancare di rispetto ai cittadini, il governo manca per l'ennesima volta di rispetto al Parlamento: sono stati convocati solo i parlamentari e i consiglieri regionali del M5S. In Puglia sono stati eletti anche rappresentati di altre forze politiche, come noi di Leu che da sempre ci battiamo contro questa opera». Sulla stessa linea il capogruppo regionale Leu, Ernesto Abaterusso: «I cinque stelle stanno tradendo, una dopo l'altra, tutte le aspettative degli elettori pugliesi», «quello di cui la Puglia e il Salento hanno bisogno sono risposte concrete, sono in grado i 5 Stelle di fare ciò? Altrimenti è meglio che tornino a casa». E dal Consiglio regionale è stato un profluvio di attacchi al governo: dai fittiani Ignazio Zullo e Francesco Ventola a Paolo Pellegrino (civica di centrosinistra: «Con i Cinque Stelle stiamo assistendo al gioco dell'oca. Quando erano opposizione erano pronti a fare tre passi avanti, dicendo no a tutto, come all'Ilva e alla Tap. Oggi invece assistiamo a clamorosi passi indietro), a Enzo Colonna (Noi a sinistra: «Al capolinea la propaganda a 5 Stelle. Lo spostamento a nord dell'approdo unica e razionale soluzione praticabile»).

VIDEO">

© RIPRODUZIONE RISERVATA