Pnrr, parla Bianchi (Svimez): «Superare il meccanismo dei bandi per premiare i bisogni dei territori»

Pnrr, parla Bianchi (Svimez): «Superare il meccanismo dei bandi per premiare i bisogni dei territori»
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Giovedì 29 Settembre 2022, 08:27

«I margini per cambiare sono limitati e abbastanza definiti dallo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza e potrebbero riguardare una compensazione per i maggiori costi dovuti ai rincari dell'energia e delle materie prime. Per il resto, ci potrebbero essere eventuali piccoli aggiustamenti. Stravolgere l'impianto sarebbe molto complicato ed emerge direttamente dai documenti della Commissione europea».
Luca Bianchi, direttore di Svimez (l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno), conferma le difficoltà nel deviare un percorso già prestabilito. Al di là dei risvolti politici e degli annunci dei partiti, dunque, diventa complesso pensare a un nuovo piano.
E per la quota del 40 per cento riservata al Sud Italia potrebbero esserci novità?
«È giusto chiarire che quella famosa fetta del 40% destinata al Mezzogiorno non è un vincolo europeo. È più un indirizzo di carattere politico dato dal governo che sarà importante mantenere ma non mi sembra che in questa direzione ci siano delle difficoltà o delle dichiarazioni che possano mutare questo quadro. Anzi, direi che c'è stata una conferma sostanziale di questa quota riservata al Sud».
Direttore, dalle primissime indiscrezioni potrebbe esserci una figura ad hoc - un ministro o un commissario - per gestire questo dossier: può essere utile per snellire e velocizzare le procedure?
«Guardi, la struttura di governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza è costruita sostanzialmente intorno alla cabina di regia presieduta dal presidente del Consiglio. La rilevanza di questo tema impegna quindi direttamente il capo del governo e vorremmo che resti così attraverso le strutture di presidenza. Perché altrimenti potrebbe crearsi un problema di coordinamento tra i vari ministeri ed è esattamente il contrario di quanto serva».
Una piccola parentesi sui fondi europei in generale: Fdi afferma che la pessima gestione non è più tollerabile promettendo di esercitare il potere sostitutivo di Stato e Regioni in caso di ritardi nella spesa. Cosa ne pensa?
«Migliorare la spesa sarebbe ovviamente utile. La programmazione è stata sostanzialmente completata con l'accordo di partenariato ma ci sono molti margini di verifica e alcuni ritardi nella spesa possono essere mitigati».
Se dovesse dare un suggerimento, cosa può fare allora il prossimo governo per sfruttare ancora meglio le opportunità del Pnrr?
«Alcune modifiche che noi auspichiamo riguardano le modalità di attuazione e non tanto la programmazione. Il meccanismo competitivo di allocazione delle risorse agli enti territoriali responsabili degli interventi ha mostrato diverse criticità. Mettere in competizione gli enti locali ha allontanato il Pnrr dal rispetto del criterio perequativo che avrebbe dovuto orientare la distribuzione territoriale delle risorse disponibili per andare incontro all'obiettivo di riequilibrio territoriale. Più coerente con le finalità di riequilibrio del Pnrr sarebbe un meccanismo perequativo di distribuzione delle risorse basato su una ricognizione dei fabbisogni di investimento. Faccio un esempio per semplificare: il meccanismo dei bandi nell'identificare le aree e i comuni è un sistema farraginoso e non raggiunge l'obiettivo. Se si apre un cantiere per un impianto sportivo bisogna superare il meccanismo dei bandi e non partire dalla capacità programmatica degli enti ma dalla necessità che vi sono nei territori. Su questo è possibile intervenire senza cambiare sostanzialmente il piano».
A.Pig.
 

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