Il “sistema Fiorillo” e le spese pazze:
bottiglie da 2.600 euro e casa da 98mila

Il “sistema Fiorillo” e le spese pazze: bottiglie da 2.600 euro e casa da 98mila
di Vincenzo DAMIANI
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Martedì 17 Aprile 2018, 11:44
Gli uffici centrali dell’azienda erano a Bari, in via Amendola, ma Luigi Fiorillo preferiva vivere a Roma: il fitto da circa 98mila euro all’anno era intestato alla società. E, nonostante Fse gli mettesse a disposizione una macchina con autista, lui preferiva averne uno di sua fiducia che costava 14mila euro al mese. E dove lavorava Fiorillo? «Le attività di amministratore venivano svolte da Fiorillo presso lo studio Schiano», sempre nella Capitale.
Parte dell’inchiesta della Procura di Bari sul crac Fse si concentra sui presunti sperperi dell’ex amministratore unico. Nelle carte, ad esempio, vengono riportate le spese dell’avvocato tarantino: per una cena offerta a due ospiti pagò un conto da 2.836 euro, mentre per una bottiglia di vino sborsò 2.600 euro. A pranzo poteva a spendere anche sino a 60 euro per un tagliolino al tartufo, l’avvocato spesso – per non dire ogni giorno – mangiava fuori casa, in alcuni dei migliori ristoranti di Roma. Ad esempio, era di casa da Nino, storico locale toscano, mentre per cene più formali sceglieva El Toulà, ristorante gourmet. Da amante dei vini, sceglieva sempre il meglio: una bottiglia di Chianti da 66 euro o un Pouilyy Fumè (180 euro). Non disdegnava il pesce, per una spigola di mare da 1,3 chili non badò a spese e la pagò 117 euro.
Fiorillo guadagnava circa 100mila euro all’anno per l’incarico di dirigente distaccato di Fse e 48 mila euro come amministratore unico, cifre “normali” che, però, secondo la Procura, integrava assegnandosi incarichi milionari. Secondo l’accusa avrebbe percepito «una somma lorda di oltre 20 milioni di euro in undici anni, dei quali solo 338 mila come compensi riconosciuti dall’assemblea dei soci». Come si arriva a questa cifra? Ad esempio, si sarebbe assegnato «5 milioni di euro quali compensi per attività di supporto, senza averne le competenze, in 39 appalti di lavori pubblici su tutto il territorio regionale, addebitandoli come spese per il personale». Ma aveva anche sottoscritto «contratti co.co.co a suo nome per oltre 7 milioni per attività mai svolte». Nei documenti allegati alla chiusura indagine, la Procura racconta di un Fiorillo che «dimorava abitualmente a Roma dove frequentava lussuosi ristoranti e sale da the. Si trattava di spese voluttuarie: basti pensare alla spesa di 2.600 euro per una sola bottiglia di vino acquistata l’1 giugno 2009 presso l’Enoteca Capranica e alla quasi quotidiana frequentazione della costosa sala da the Babington’s».
A Fse avrebbe anche addebitato 1 milione e 300 mila euro per l’affitto e i servizi di pulizia dell’appartamento a Roma. Spese che, secondo il giudice che lo scorso febbraio firmò l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero ammissibili «solo se comprovate da effettive ragioni di rappresentanza».
L’avvocato tarantino, vicino ad ambienti del centrosinistra pugliese e nazionale, per 20 anni è stato il “rais” incontrastato delle Ferrovie Sud Est e, secondo la Procura di Bari, disponeva dei soldi della società come se fossero risparmi suoi. Per il gip avrebbe agito «con estrema spregiudicatezza». «Le indagini – si leggeva nell’ordinanza di custodia cautelare dello scorso febbraio - hanno consentito di accertar che Luigi Fiorillo approfittava sistematicamente dei suoi poteri stipulando contratti palesemente contrari all’interessi della società, sia per le modalità di scelta dei contraenti – individuati senza esperire previamente le procedure di evidenza prescritte dalle legge e neppure, più semplicemente, indagini di mercato – sia per la sproporzione economica dei contratti stessi; e ciò anche nel tempo in cui egli non poteva non essere consapevole del grave stato di crisi della società».
 
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