«Perfezionare il Pnrr non può essere un'eresia: è previsto nella norma». Era inizio settembre, il vento spirava già forte e spingeva Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, anticipò le sue intenzioni. Ribadite e scritte anche sul programma elettorale del partito che, domenica scorsa, è passato all'incasso dopo la tornata elettorale. Ora, gli interrogativi principali post elezioni sono: quanto c'era di mera propaganda in quell'intento e quanto può tramutarsi in realtà? Quanto o cosa può cambiare per il Mezzogiorno e per la Puglia in particolare?
Il discorso è complesso ma prima di analizzare cosa potrebbe succedere col Piano nazionale di ripresa e resilienza, è necessario ribadire le ultime indicazioni dettate anche dal buon senso: al Paese far deragliare il percorso delle risorse europee è tutt'altro che utile e Giorgia Meloni ne è pienamente cosciente.
Qualche ritocco ma complicato stravolgerlo
Qualche ritocchino, allora ma probabilmente senza stravolgere l'impianto del Pnrr. Anche perché non sarebbe così semplice. E qui veniamo alla parte tecnica del discorso. L'agenda si articola nel conseguimento trimestrale di un determinato numero di scadenze. Il quarto e ultimo trimestre del 2022 si svolge dal primo ottobre al 31 dicembre e prevede il raggiungimento di 51 scadenze, di cui attualmente 7 già completate come rileva il monitoraggio della fondazione Openpolis. Com'è declinato il Pnrr nella nostra regione? I progetti sono tantissimi e si diversificano a seconda dei settori di investimento. Il pacchetto Puglia mette sul piatto della bilancia 2.8 miliardi per infrastrutture e mobilità e un altro miliardo per sanità e scuole. In relazione alla rigenerazione urbana e all'housing sociale la Puglia con 391.4 milioni di investimenti e 48 Comuni coinvolti nella riqualificazione di edifici storici. Apportare modifiche al piano è un'opzione percorribile? Sì ma occorre necessariamente l'approvazione della commissione europea. In caso di parere negativo, si rischia invece di andare incontro a una sospensione o nei peggiori casi a una riduzione dei fondi. Una circostanza oggettiva che potrebbe cambiare lo scenario e i tempi è per esempio l'aumento dei costi delle materie prime. Nel programma di Fratelli d'Italia - ma generalmente anche in quello degli alleati - è proprio questo uno dei punti cardinali. «Mirato aggiornamento del Pnrr alla luce della crisi scaturita dal conflitto in Ucraina e dall'aumento dei prezzi delle materie prime» si legge testualmente.
L'obiettivo di Fdi
L'obiettivo è destinare maggiori risorse all'approvvigionamento e alla sicurezza energetici, liberare l'Italia e l'Europa dalla dipendenza dal gas russo e mettere al riparo la popolazione e il tessuto produttivo da razionamenti e aumenti dei prezzi. «Anche per questo motivo il Pnrr va ricalibrato alla luce dei nuovi scenari geopolitici» è scritto nel documento. Critica la posizione poi sulla gestione dei fondi europei e si vuole «riorganizzare e potenziare le strutture di monitoraggio delle risorse per rafforzare la verifica costante del loro utilizzo, aggiungendo strumenti per coadiuvare Stato, Regioni ed enti locali nella redazione e nell'attuazione dei progetti».
C'è infine da rimarcare che tra i principali vincoli imposti dalla Commissione europea, almeno il 37% della dotazione totale del piano deve essere destinato a obiettivi di transizione ecologica e nessuna misura deve danneggiare l'ambiente, in linea con il principio non arrecare un danno significativo.
Allo stesso modo, almeno il 20% degli investimenti deve essere diretto alla transizione digitale e il Pnrr deve essere in linea con le raccomandazioni specifiche dell'Ue per ciascun paese, compresi gli aspetti di bilancio e quelli trattati nell'ambito del semestre europeo. E sul punto, le parole di ieri del commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, sono un monito: «Il NextGenerationEu rimane lo strumento comune più potente che abbiamo a nostra disposizione. Ed è per questo che ho chiarito che mentre siamo aperti a discutere di punti limitati e specifici, non dovrebbe esserci una riapertura totale dei piani o un rinvio di impegni chiave».