Primo intervento, rivolta bipartisan
contro il piano tagli della Regione

Primo intervento, rivolta bipartisan contro il piano tagli della Regione
di Vincenzo DAMIANI
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Sabato 14 Aprile 2018, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 15:57
]Michele Emiliano ha preso tempo, convocando i direttori generali delle Asl e i sindaci. Ma la riforma dei Punti di primo intervento va realizzata e anche rapidamente, è nel piano firmato con i ministeri della Salute e dell’Economia. Disattendere l’impegno preso vorrebbe dire perdere milioni di euro, oltre che rischiare di essere commissariati. Ecco perché è probabile che la mossa del governatore serva solo a spegnere le polemiche politiche (contro la chiusura delle 38 strutture si è scagliata quasi tutta la maggioranza di centrosinistra) e a rasserenare gli animi. Un tentativo di dialogo a decisione presa, ma utile a spiegare cosa cambierà e ad evitare uno scontro con i territori. Ieri, però, i sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil – hanno preso posizione e hanno invitato il governo regionale a fermarsi e a ripensare la riforma dei Ppi. «La decisione della Regione Puglia – scrivono in una nota congiunta i segretari generali Pino Gesmundo, Daniela Fumarola, Franco Busto - di procedere dal prossimo primo maggio alla riconversione dei punti di primo intervento è affrettata, è sbagliata per come attuata e rischia di determinare gravi negative ricadute sul sistema sanitario pugliese e sulla esigibilità del diritto alla salute e all’assistenza da parte dei cittadini».
In realtà, dalla Regione non hanno mai parlato di primo maggio, una scadenza per attuare il piano non è stata ancora fissata dalla giunta Emiliano. Di certo la riforma va fatta e anche in tempi stretti, ma non è stata stabilita una data: a questo punto è possibile che se ne riparli dopo l’estate. «Le Asl – attaccano ancora i tre sindacati - non hanno completato la prevista rimodulazione della rete ospedaliera, né hanno rivisitato, previo dimensionamento delle discipline rispetto ai bacini di utenza, le reti tempo dipendenti e le reti cliniche di specialità. Così come non si è proceduto al potenziamento della sanità territoriale, con l’attivazione dei Pta, dei Cpt e delle Case della salute. La risposta a tutto questo non può essere la riconversione dei punti di primo intervento in presidi medicalizzati dotati di ambulanza o auto medica, soprattutto in quelle aree territoriali che nel periodo estivo diventano meta di migliaia di turisti». Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro urgente per affrontare il tema e gli altri problemi che riguardano la sanità regionale. «Dentro le strettoie dei piani di razionalizzazione concordati con i ministeri della Salute e dell’Economia – proseguono i tre segretari generali – pur costituendo il tema della riconversione dei punti di primo intervento un obiettivo che vincola la programmazione sanitaria regionale, si poteva e si può graduarne gli effetti, verificando e qualificando gli accessi per comprendere come meglio riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e con quale gradualità di intervento giungere a rispettare i vincoli posti. Era ed è necessario – proseguono - stimare cosa è accaduto in questi mesi nei diversi punti di primo intervento, il numero degli accessi, la loro natura, il numero dei casi trasferiti negli ospedali per acuti, la dimensione dei casi trattati e posti in dimissioni».
In sostanza, i sindacati chiedono di sedersi attorno ad un tavolo e valutare caso per caso prima di intervenire con la cesoia. La realtà dei fatti, però, è che non esiste ampio margine di trattativa, salvo che non si voglia mettere in discussione il patto con i ministeri e, di conseguenza, rompere il dialogo instaurato che ha portato, nell’ultimo anno, ad ottenere lo sblocco dei fondi, il via libera alle stabilizzazioni e una prima apertura a nuove assunzioni.
 
I Ppi sono centri attivi 12 o 24 ore, che dispongono di competenze cliniche e strumentali adeguate a fronteggiare e stabilizzare, temporaneamente, le emergenze fino al trasporto del paziente al pronto soccorso, se necessario. Sono nati con un intento ben preciso, alleggerire il lavoro dei pronto soccorso facendo confluire i casi meno complessi e critici, i cosiddetti codici bianchi e verdi. Sono strutture che hanno una loro funzionalità soprattutto nel periodo estivo, con l’aumento dell’afflusso di turisti. Sono 38 i Punti di primo intervento a rischio, al loro posto ci saranno postazioni del 118 con auto medicalizzate. La riforma, infatti, è più ampia e articolata e non si ferma ai Punti di primo intervento bensì anche i pronto soccorso. In sostanza, dovrebbero restare attivi soltanto quei pronto soccorso che superano i 20mila accessi l’anno, quindi, secondo le prime stime, 9 strutture potrebbero chiudere per essere trasformate in Punti di primo intervento territoriali (Ppit) nell’ambito di un generale rafforzamento della rete 118. I Ppit dotati di vettura medicalizzata saranno complessivamente 38 e andranno a rimpiazzare i Ppi. La sostanziale differenza è che mentre il pronto soccorso è gestito dalla rete ospedaliera, il Ppit è una articolazione del servizio 118 in cui lavorano medici convenzionati.
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