Liste d’attesa: no dei medici, sì delle Asl. La proposta di legge divide gli operatori

La conferenza stampa di Noi con l'Italia
La conferenza stampa di Noi con l'Italia
di Nicola QUARANTA
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Venerdì 20 Aprile 2018, 06:55

«Sulle liste d’attesa da che parte vogliamo stare?». All’interrogativo rivolto nei giorni scorsi, attraverso una lettera aperta, dal consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati (presidente della Commissione regionale bilancio), in merito alla proposta di legge, di cui è primo firmatario, per la riduzione delle liste d’attesa in sanità, le prime risposte sono arrivate ieri.
Quelle dei responsabili delle aziende sanitarie pugliesi e dei rappresentanti dei medici, ascoltati nel corso dell’audizione in commissione sanità. E quella del gruppo consiliare di Dit/Noi per l’Italia, che alla vigilia dell’esame in commissione Bilancio, previsto per oggi, ha messo in chiaro la propria posizione, annunciando di essere pronto a collaborare sulla proposta di legge, «purché i medici non siano utilizzati come capro espiatorio delle inefficienze del sistema sanitario pugliese».
Dibattito aperto, dunque. Ma resta in salita il confronto sulla proposta in esame, che prevede in particolare, la figura del Responsabile unico aziendale e nel caso di disallineamento tra i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie istituzionali e quelle svolte in Attività libero professionale intramoenia superiore a 5 giorni, la sospensione della stessa Alpi, destinata ad essere revocata nel momento in cui i tempi di attesa in regime istituzionale vengono allineati a quelli in regime libero professionale.
Per i rappresentanti delle Aziende sanitarie la situazione delle liste d’attesa sconta soprattutto la carenza di personale, a fronte invece di un notevole potenziamento delle apparecchiature che ha avuto luogo negli ultimi tempi attingendo ai fondi Fesr dell’Unione europea. Sostanziale apprezzamento, seppure con qualche distinguo, è stato comunque espresso per l’iniziativa legislativa che punta ad un monitoraggio serrato dei dati relativi alle liste d’attesa.
Maggiore prudenza, invece, auspicano sulla eventuale sospensione dell’attività in Alpi a seguito del disallineamento dei tempi di attesa con legge revisione di elementi di gradualità. Contrarietà alla proposta di legge (definita “offensiva e lesiva della dignità professionale”) è stata invece espressa dai rappresentati dei medici (Ussmo, Ordine medici Lecce e Smi Puglia), secondo cui il problema delle liste d’attesa scaturisce dalla carenza degli organici che può essere sanata solo con nuove assunzioni.
Negli stessi minuti, a fare il punto sulla questione, nel corso di una conferenza stampa, anche il capogruppo dei fittiani Ignazio Zullo e i consiglieri regionali Luigi Manca, Renato Perrini e Francesco Ventola. Sul tavolo un faldone di emendamenti. «Amati parte dal presupposto sbagliato perché - spiega Zullo - la sospensione dell’attività libero professionale intramuraria dei medici non risolve il problema delle liste d’attesa, legato invece all’appropriatezza nell’allocazione delle risorse».
Direzione Italia pone l’accento sulle dotazioni organiche, sul piano regionale per il governo delle liste di attesa e sul ruolo dei direttori generali della Asl nell’attuarlo. «Servono nuove assunzioni per le strutture pubbliche e private che - sostiene Zullo - sulla base delle regole di accreditamento devono funzionare con adeguato personale. In caso di mancato rispetto dei tempi di attesa si deve concedere all’assistito che la prestazione sia resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico del sistema sanitario la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo coso di quest’ultima». Tra le altre “correzioni” suggerite «la ridefinizione qualitativa e quantitativa dei volumi di attività e della tipologia delle prestazioni delle strutture pubbliche e private accreditate, la riprogrammazione delle ore di medicina specialistica interna e prestazioni richieste in via eccezionale e temporanea ad integrazione dell’attività istituzionale».
A stretto giro di posta, la replica di Amati che non lascia intravedere: “La gravità della questione liste d’attesa non può ammettere cerimonie e giochi di parole, come confermato dalla maggior parte dei direttori generali e sanitari delle Asl, esprimendo favore di massima al rimedio contenuto nella proposta di legge.

Sarebbe stato dunque più lineare che i colleghi di Dit-Noi per l’Italia avessero mantenuto l’iniziale posizione contraria alla proposta, piuttosto che produrre una gran quantità di modifiche finalizzate ad annacquare il testo fingendo di migliorarlo”.

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