Maggioranza allo sbando, mentre Emiliano cerca consensi in Aula

Maggioranza allo sbando, mentre Emiliano cerca consensi in Aula
di Oronzo Martucci
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Domenica 17 Giugno 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:26
BARI - Nelle prossime settimane il Consiglio regionale sarà chiamato a votare i disegni di legge relativi all’assestamento di Bilancio e al Rendiconto del 2017. Si tratta di due disegni di legge per la cui approvazione è necessaria la maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati all’Aula (26 su 51 eletti, compreso il presidente della giunta). Per approvare questi e altri provvedimenti legislativi il presidente Michele Emiliano ha la necessità di verificare la compattezza della sua maggioranza politica e consiliare, la quale ha mostrato in più occasione di non essere granitica. Anzi, spesso è mancato il numero legale durante le riunioni del Consiglio e in altre occasioni sono stati approvati provvedimenti non in linea con quelli presentati dalla giunta. E’ noto l’abbandono della maggioranza da parte del consigliere tarantino Gianni Liviano, passato al gruppo misto dopo aver considerato inadeguato l’impegno del presidente per Taranto. E’ noto che prima della campagna elettorale delle politiche anche Mino Borraccino di Sinistra Italiana ha preso le distanze dalla maggioranza, mentre due altri esponenti di Liberi e Uguali, Ernesto Abaterusso e Giuseppe Romano, hanno avuto atteggiamenti e prese di posizione da rappresentanti dell’opposizione più che della maggioranza. E anche nel Pd ci sono fibrillazioni, come è emerso con la costituzione di un gruppo informale composto dai renziani Fabiano Amati, Sergio Blasi, Ruggiero Mennea e Donato Pentassuglia, i quali hanno cercato di alimentare un dibattito sul futuro del partito e del governo regionale dopo il disastroso risultato delle politiche.

Di pari passo, effettuano una sorta di pressing sul governatore i consiglieri ed ex assessori Filippo Caracciolo e Michele Mazzarano, entrambi dell’area Fronte Dem che fa capo a Emiliano, i quali hanno abbandonato la giunta regionale: il primo dopo aver ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito di una inchiesta per corruzione, l’altro dopo essere stato oggetto di alcuni servizi di Striscia la Notizia, senza mai essere indagato. Entrambi rivendicano il diritto di ritornare in giunta, soprattutto Mazzarano insiste affinché si definisca una vicenda dai molti aspetti oscuri. In ogni caso ai loro posti nell’esecutivo entrambi ci tengono e non vogliono che passino ad altri, soprattutto dopo che Emiliano ha tenuto per sé per più di un anno la delega alle infrastrutture lasciata da Giovanni Giannini, coinvolto anche lui in una inchiesta giudiziaria nel febbraio dello scorso anno e scagionati un mese fa. Sta di fatto che la giunta continua a operare con 3 assessori in meno rispetto a quelli assegnati. Tre assessori di peso che potrebbero essere assegnati a Caracciolo, Mazzarano (almeno lo sperano i due) e a un esponente di Liberi e Uguali Art.1, tra Romano e Abaterusso. Ma anche con il rientro in giunta di Caracciolo e Mazzarano e la cooptazione di un esponente di Art.1 la situazione politica rimarrebbe incerta, perché resta continua la fibrillazione dei consiglieri renziani Mennea, Blasi, Pentassuglia e Amati. I primi tre non chiedono un posto in giunta ma ritengono di avere titoli per ottenerlo su indicazione di Emiliano, mentre il quarto punta alla segreteria del Pd per dare un impulso al partito e sostituire Marco Lacarra, il quale è stato eletto deputato e ha mostrato dal congresso regionale a oggi di non avere il polso del partito.
 
Lacarra però, che continua ad avere il sostegno del sindaco di Bari Antonio Decaro, non ha alcuna intenzione di lasciare e ha detto che si dimetterà se glielo chiederanno da Roma e se il partito regionale all’unanimità presenterà un sostituto unitario. Due condizioni impossibili da realizzarsi. Perché il partito a Roma ha altri problemi da risolvere e in Puglia mai sarà possibile trovare una candidatura unitaria. Intanto per far capire che è lui ad avere le carte in mano, Lacarra ha azzerato la segreteria regionale ed è l’unico in questo momento a rappresentare quel che resta del Pd in una fase in cui bisogna ragionare anche sulle e amministrative del 2019 a Bari, per evitare che il sindaco Decaro possa essere stritolato nei giochi che sono stati già avviati da liste civiche di personaggi una volta vicini a Emiliano. Perdere il Comune di Bari per il Pd sarebbe come porre le condizioni per perdere l’anno successivo anche la Regione, visto che il M5S e il centrodestra mostrano di avere più appeal del Pd a trazione Emiliano o no poco importa. Il segretario regionale della Lega, Andrea Caroppo, nei giorni scorsi ha svelato che Emiliano sta contattando molti consiglieri di centrodestra per ottenere un atteggiamento di non belligeranza e anche qualche voto favorevole durante le votazioni in Consiglio, per evitare di ritrovarsi impallinato dalla maggioranza. Il governatore non ha smentito. Certo nessun consigliere ha interesse, soprattutto nel Pd, a una interruzione anticipata della legislatura. Nessuno ha interesse a perdere l’appannaggio di consigliere. Però è vero che una legislatura così incerta e così poco incisiva non si vedeva dai tempi della prima repubblica. Soprattutto in presenza di un uomo forte come Emiliano alla guida della giunta.
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