L’approdo è un po’ tardivo?
«È un percorso coerente con tappe caratterizzate sempre dallo stesso intendimento: il centrosinistra, nel quale senza il Pd è difficile immaginare di assumersi la responsabilità di governo. È quello che ho sempre fatto, alle politiche 2013 con Italia Bene Comune, alle primarie regionali e poi con una lista a sostegno di Emiliano, rappresentando sempre che non c’era alternativa al centrosinistra, assumendomi la responsabilità di votare la fiducia al governo Gentiloni, votando il Rosatellum. Il centrosinistra è l’unica bussola per orientare il Paese e arginare il rischio di destra e populismo: un centrosinistra senza Pd non è possibile, e un Pd forte spiana alla vittoria del centrosinistra».
«A nessuno sfugge che il Pd in questa legislatura si è trovato nella necessità di guardare altrove, essendo uscito dalla tornata del 2013 con un risultato insoddisfacente rispetto al quale la responsabilità non è solo del Pd, ma su questo è mancata un’analisi critica. Dico di più, sin dal secondo governo Letta ho sempre richiamato la sinistra alla riflessione: era più importante guardare agli interessi del Paese invece che alla presunta “purezza”, era necessario assumersi la responsabilità di far uscire il Paese dalla crisi. Quel pensiero non ha avuto valore maggioritario e ho accettato la linea prevalente. Poi, i processi maturano e c’è un tempo entro il quale si prova a uscire dal semplice dovere di appartenenza. L’ho fatto anche quando alle amministrative ho invitato a votare per Giachetti, Fassino, Merola».
«Sono pronto a dare una mano al Pd per guidare questo processo, che così come ho avuto il piacere di ascoltare da Renzi è inclusivo nel partito e nella coalizione».
[«Con tutti, a cominciare dai segretari nazionale, regionale e provinciale. Ricordo che due anni fa il mio movimento “La Puglia in più” ha stretto un patto federativo col Pd leccese».
«Il mio riferimento è il Pd, e penso sia doveroso interloquire con il segretario nazionale».
«Non accetto semplificazioni. Sono a disposizione di un progetto più grande».
«C’è stato un lungo processo di gestazione, e tutti gli amici del movimento condividono la mia dichiarazione di disponibilità a rafforzare il Pd e il centrosinistra. Scioglimento? Lo dirà il tempo, sono solo formule».
«Carlo è uomo di centrosinistra, con cui condivido percorsi comuni sin dalle regionali del 2010, lasciamolo però impegnato nell’amministrazione della città capoluogo, orgoglioso nell’aver visto giusto investendo sulla sua candidatura».
«In ogni territorio ci sono dinamiche che si differenziano per tempistiche e modalità: l’importante è avere gli stessi obiettivi».
«Da sempre ho un ottimo rapporto col Pd salentino e pugliese, non solo con i suoi dirigenti, ma con l’intera comunità che spesso mi ha guardato anche quando ero in liste diverse».
«La mia casa è da sempre il centrosinistra. Nessuno credo volesse negarmi l’ospitalità in Sinistra Italiana, se solo avessi condiviso l’ispirazione iniziale. Ma nel 2015, durante la prima assemblea di Sel in cui si disse che il partito si sarebbe sciolto, dissi che non ci sarei stato».
«Sarò la persona più felice di ritrovarmi insieme a Pisapia, lo stimo e ho inizialmente condiviso lo stesso intendimento, che non ha mai messo in discussione il ruolo del Pd in un progetto di centrosinistra di governo».
«Deve reggersi su due gambe, una a sinistra e una al centro del Pd. Verdini? Lui stesso ha dimostrato di non essere organico a un’alleanza di centrosinistra, pur avendo dato il voto su alcuni provvedimenti di cui la sinistra ha gioito senza gridare allo scandalo. Come farebbe anche se avvenisse per lo Ius soli. Tuttavia, non credo nelle formule a tavolino: nel 2010 ero accanto a Vendola nelle sue seconde primarie ed era accusato di non aprire al centro, ora gli stessi di allora accusano il Pd di non aprire a sinistra».
«Se l’obiettivo è impedire che il Paese torni in mano alla destra, dovremo essere tutti uniti. Bisogna impedire una deriva populista che rischia di interrompere una fase che oggettivamente ci proietta fuori dalla crisi».
«Dico solo che negli ultimi 18 mesi l’Italia ha espresso indici importanti e oggettivi».
«La dialettica è sempre importante, se non è fine a se stessa. Ho partecipato alla conferenza programmatica e ho avuto conferma che il Pd è una grande comunità che esprime posizioni differenti ma valori comuni: una grande opportunità per il Paese. A Emiliano ho sempre dimostrato lealtà mettendomi a disposizione del programma di governo, anche se non ho avuto sempre il coinvolgimento che mi aspettavo. Ora mi piacerebbe che anche nella vicenda nazionale si abbandonasse la rincorsa a discussioni autolesionistiche con l’obiettivo comune e prioritario del bene del Paese».