Tap, tensioni nel governo e slitta il parere finale Potì riconvocato a Roma

Tap, tensioni nel governo e slitta il parere finale Potì riconvocato a Roma
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Giovedì 18 Ottobre 2018, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 19:56

di Nicola QUARANTA
A minuti la decisione. Anzi no. Il parere, quello definitivo del ministero dell'Ambiente, può attendere. Slitta, infatti, di qualche giorno il responso finale sul dossier Tap, che era atteso per ieri. Così sulla ripresa dei lavori del Gasdotto che dal 2020 dovrebbe portare il gas dall'Azerbajan all'Italia, con approdo in Puglia, la maggioranza giallo-verde resta divisa. Fari dunque sui tecnici del ministero dell'Ambiente incaricati di stilare il parere finale sulle verifiche ambientali.
«I miei uffici stanno lavorando. Con un po' di buona volontà, in giornata dovremmo riuscire a farcela. È un'analisi in punta di diritto. Un contratto è stato firmato, un'autorizzazione c'è stata. Bisogna ragionare in termini di legittimità e di tecnicità. Tutto il resto lo rimetto al governo. La mia è una valutazione quasi apolitica»: in mattinata, con queste parole, era stato lo stesso ministro Sergio Costa (M5s) a confermare che da lì a qualche ora il governo avrebbe comunicato l'esito degli approfondimenti, spiegando che i suoi uffici stavano lavorando intensamente. Ma ignaro, evidentemente, che proprio in seno all'esecutivo stesse maturando, sponda Mise, l'intenzione di rimandare il verdetto. «Sul gasdotto Tap ancora qualche valutazione va fatta, perché è una questione ereditata che dobbiamo rivalutare in un'ottica agnostica. Rivalutare non significa no, significa vedere i numeri e le ipotesi», le parole rilasciate a stretto giro di posta del sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci.
L'ipotesi che vi fossero in corso divisioni forti all'interno del governo, poco dopo si tramuta in certezza. A rompere gli indugi, lo stesso ministero dell'Ambiente,con una breve nota per informare del rinvio: I tecnici non riusciranno a dare entro oggi il parere definitivo sulla correttezza dell'iter amministrativo del progetto, e che saranno necessari alcuni giorni. Gli uffici stanno ricontrollando tutto l'iter autorizzativo dei lavori, alla luce anche della nuova documentazione portata lunedì sera dal sindaco di Melendugno, la spiegazione.
Proprio il primo cittadino del Comune salentino, dove dovrebbe arrivare la tubazione sottomarina, aveva portato nuovo materiale su presunte irregolarità della Tap nel corso di un incontro lunedì sera a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e i ministri del Mezzogiorno, Barbara Lezzi (M5S), e dell'Ambiente: ministero, quest'ultimo, chiamato ad accertare in particolare se, al momento dell'autorizzazione ai lavori della Tap, era stata presa in adeguata considerazione la tutela della posidonia, alga protetta da normative europee. Il dossier Tap era già stato controllato dal ministero la scorsa estate e non erano emerse irregolarità. Ma il supplemento di verifiche va avanti. Tant'è che il ministero dell'Ambiente ha convocato per stamane a Roma un incontro tecnico al quale parteciperanno il sindaco di Melendugno, Marco Potì, e due tecnici della commissione comunale progetto Tap. Oggetto dell'incontro sarà la valutazione della documentazione prodotta dal Comune salentino che ha anche presentato un dossier in cui vendono indicate le criticità sul progetto Tap rilevate dal Comune e che il ministero dell'Ambiente ad oggi non aveva ancora visionato.
Per rispetto istituzionale, pur ritenendo di avere le carte in regola per proseguire i lavori in corso, Tap resta dunque in stand by, in attesa del via libera alle opere nel tratto sottomarino e alla realizzazione del microtunnel da 1,5 chilometri. Di conseguenza, resta attraccata a Brindisi la nave destinata a salpare verso San Foca: la Adhemar de Saint-Venant (95 metri di lunghezza, 22 di larghezza, a disposizione della Jan Den Nul, subappaltatore di Saipem) installerà il cosiddetto palancolato provvisionale, una misura di mitigazione ambientale richiesta dalle prescrizioni imposte a Tap. Il gasdotto Tap che collegherà l'Azerbaijan all'Italia è completato al 98% in Grecia e Albania. Su terra, nel Salento, Tap ha finora realizzato il pozzo di spinta per il microtunnel.
Un addio all'opera consegnerebbe l'Italia all'effetto domino di azioni risarcitorie da parte degli investitori internazionali, con costi di almeno 20 miliardi.
Al governo non resterebbe allora che una carta per bloccare il gasdotto con approdo a San Foca: un appiglio giuridico. Non a caso, oltre che con l'opposizione territoriale, il Consorzio deve fare i conti anche il sequestro probatorio di un'area del tracciato della pipeline disposto dalla Procura di Lecce il 26 aprile scorso.
Anche in questo caso, a breve è attesa una decisione: ma non politica, appunto.

Né tecnica. Bensì per le vie giudiziarie.

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