Venerdì sarà trascorso un anno dall’inizio di quella che, per Vladimir Putin, sarebbe dovuta essere una “guerra lampo” per annettere alla Russia quattro regioni dell’Ucraina meridionale e orientale. Un anno che ha travolto gli equilibri e l’economia internazionale - con conseguenze profonde che perdurano ancora oggi - e le vite di centinaia di migliaia di ucraini, in fuga dal loro Paese e accolti anche dall’Italia, dalla Puglia.
La macchina dell'accoglienza
All’indomani della deflagrazione del conflitto, la macchina dell’accoglienza regionale si è messa immediatamente in moto, con il coordinamento della Protezione civile nazionale: poco meno di 4.400 gli ucraini che dagli uffici delle Questure pugliesi hanno inoltrato richiesta di protezione temporanea, una forma eccezionale di protezione che garantisce immediata tutela a favore delle persone fuggite dall’Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022, dopo l’invasione da parte delle forze armate russe. In Puglia è stato presentato il 2,58% del totale nazionale delle domande di protezione, con 1.503 richieste elaborate dalla Questura di Bari; 1.452 dalla Questura di Foggia; 562 da quella di Taranto, altre 520 da Lecce e 349 dalla Questura di Brindisi.
La diaspora degli ucraini in tutta Europa non si è mai arrestata nel corso di quest’anno, con un picco nei mesi autunnali, quando le temperature rigide hanno trasformato i campi di battaglia e le città ucraine in trappole glaciali. A fuggire soprattutto donne e bambini (92.353 e 49.444 rispettivamente, quelli che hanno varcato la frontiera italiana su un totale di 173.645 ingressi totali di cittadini ucraini): gli uomini - padri, fratelli, mariti, nonni - sono rimasti al fronte, come prevede la legge marziale in vigore nel Paese di Volodymyr Zelensky che, ieri, ha incontrato la premier italiana Giorgia Meloni.
Le parole della premier a Kiev
«Ho ribadito il pieno sostegno dell’Italia di fronte all’aggressione russa - ha detto la presidente del Consiglio, alla sua prima visita a Kiev -. È passato quasi un anno dal giorno che ha riportato le lancette della storia indietro di qualche decennio, l’invasione sarebbe dovuta durare qualche giorno ma non è andata così perché è stata sottovalutata l’eroica reazione di una nazione disposta a tutto per difendere la sua libertà, identità e sovranità.
La risposta della Puglia all'emergenza
La Puglia ha aperto le porte. Chi ha potuto permetterselo ha ospitato e ancora ospita famiglie intere o bambini rimasti senza genitori. Università e ospedali hanno accolto studenti, ricercatori e medici che qui stanno concludendo gli studi o perfezionando le loro conoscenze. Ovunque sono sorte scuole di italiano dedicate agli ucraini, per consentire loro un miglior inserimento nella società pugliese. Non sarà bastato a cancellare dalla memoria la distruzione e il boato delle bombe che hanno raso al suolo intere città, ma - si spera - a tenere viva la convinzione che un’altra vita, una vita di pace, resta possibile.