Pesticidi, pronti tre ricorsi
si mobilitano anche i sindaci

Pesticidi, pronti tre ricorsi si mobilitano anche i sindaci
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 12 Maggio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:47
«Contro l’obbligo dei pesticidi sarà disobbedienza». È quanto promettono più di 140 associazioni, apicoltori e aziende bio pugliesi che praticano agricoltura naturale, supportate da numerose realtà extra regionali e da moltissimi cittadini delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Sotto accusa le disposizioni del decreto del ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina del 6 aprile scorso, che impone l’obbligo dei pesticidi per contrastare la lotta al vettore della xylella fastidiosa.
Il decreto, in realtà, demanda ai Servizi fitosanitari territoriali la decisione sulle modalità operative e l’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia sta già scrivendo le nuove misure in cui, come ha anticipato la dottoressa Anna Percoco, funzionaria dell’Osservatorio, si terrà conto anche dalle ultime decisioni della Commissione Ue, tra cui il divieto di alcuni prodotti fitosanitari, come l’Imidacloprid, bandito a partire dal 2019, perché dannoso per la salute. Ma la paura dei pesticidi è tanta che ora anche i sindaci delle tre province pugliesi, sotto scacco della batteriosi, si stanno mobilitando perché l’obbligo dei trattamenti venga eliminato.
Tre e non più due i ricorsi che saranno presentati. Questa l’ultima novità annunciata ieri nel corso dell’incontro che si è svolto nella Casa delle associazioni del Csv Salento a Lecce, dove si sono ritrovate tantissime persone per firmare la petizione contro il decreto (mille firme in un giorno). Proprio durante la riunione, coordinata da Luigi Russo, portavoce del Forum Terzo Settore, sono intervenuti alcuni sindaci per spiegare le ragioni che stanno spingendo le amministrazioni comunali a procedere con un ricorso autonomo: la prima, garantire la salute pubblica dei cittadini; la seconda, i danni di immagine che subirebbe il territorio; la terza, i danni turistici, considerato che il rischio più concreto è quello che i turisti decidano di non venire più nel Salento perché pensano ci possano essere nuvole di pesticidi e cibo contaminato. I sindaci hanno anche raccontato delle pressioni che stanno ricevendo da alberghi e B&B, preoccupati dello scenario che si potrebbe prospettare di qui a breve.
Il secondo ricorso, invece, è quello che stanno preparando le aziende bio (se ne contano già una settantina tra Lecce, Brindisi e Taranto), preoccupate di perdere, a causa dell’obbligo dei pesticidi, la classificazione biologica. Il terzo, infine, lo firmano le associazioni che si battono per la difesa della salute pubblica, con il sostegno di Isde (associazione dei medici per l’ambiente), Lilt, Ordine dei Medici e molti altri organismi. Ieri all’incontro leccese c’era anche il senatore Maurizio Buccarella, che si è impegnato a fare pressioni sul nuovo governo contro il decreto.
 
«Quello che emerge da questa vicenda è che c’è una reazione molto forte da parte dei cittadini - ha sottolineato Russo, nel corso dell’incontro - che fanno pressione anche agli organismi politici, per cui ben vengano i sindaci che stasera sono venuti qui, ma i protagonisti di questa vicenda siamo principalmente noi cittadini, che dobbiamo soprattutto firmare ma continuare questa battaglia di civiltà contro i veleni in agricoltura. Il rapporto Ispra sui pesticidi presentato ieri, dice che l’Imidacloprid, uno dei dodici prodotti che dovrebbero essere utilizzati, ce l’abbiamo in falda nel 16% dei campioni, quindi ormai siamo invasi da questi prodotti, ma quando si fanno delle scelte strategica bisogna anche considerare gli effetti che provoca».
Intanto, sempre ieri, il coordinamento delle associazioni che si occupano di ambiente e agricoltura sociale a Cisternino (Brindisi), in sinergia con altre associazioni del Barese, hanno deciso di organizzare per il 25 maggio prossimo una manifestazione di protesta a Bari, sotto il palazzo della Regione.
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