La promessa del Governo ai prof in rivolta: «Chi parte ora tornerà presto»

La promessa del Governo ai prof in rivolta: «Chi parte ora tornerà presto»
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Martedì 9 Agosto 2016, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 09:53

«Eravamo centinaia: ora devono ascoltarci e riaprire l’organico dell’autonomia». Questo il commento a caldo (subito dopo la chiusura della lunga giornata di protesta, ieri a Bari) di Francesca Marsico, una delle coordinatrici del movimento spontaneo “Nastrini rossi” nato per difendere il diritto a rimanere nella propria terra senza dover scegliere tra affetti e lavoro. Prima sit-in sotto il porticato della Regione, dalle 10 alle 12, «per ribadire l’amore per la Puglia, la scuola e la famiglia e dire “no” al piano di “deportazione” dei docenti pugliesi». Poi l’incontro fiume con la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Ana Cammalleri. E la lotta, ieri c’erano anche i sindacati di Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, dà i primi frutti: si intravedono gli spiragli, ma sono tutti per i docenti in possesso dell’abilitazione al sostegno. Ci sono tremila cattedre in deroga a fronte di 1788 insegnanti che lo scorso anno hanno fatto domanda per insegnare sui posti di sostegno. La forbice, quindi, è larga e le stime danno per certo che questi prof rimarranno a casa. La partita dei docenti immessi in ruolo lo scorso anno con il Piano straordinario delle assunzioni previsto dalla legge 107 “La Buona Scuola” corre tutta sul filo di una volontà, anche politica.
 
I mal di pancia sono sul fronte dei docenti immessi in ruolo lo scorso anno e non in possesso dell’abilitazione per insegnare agli alunni con Bisogni educativi speciali, ma anche dei precari che sentono minacciata la possibilità di ottenere una supplenza annuale dalla permanenza in regone dei prof neoassunti. «Al momento - afferma Francesca Marsico - sono più di 1700 i docenti assegnati in ambiti territoriali del centro nord Italia». E le loro ragioni sono state ascoltate dall’assessore regionale all’Istruzione Sebastiano Leo e dal presidente della VI Commissione regionale Alfonso Pisicchio, autore della mozione votata all’unanimità dal Consiglio regionale lo scorso 21 luglio che permette ai docenti di presentare domanda di assegnazione provvisoria senza dover rispettare il vincolo di permanenza di tre anni nella sede di assegnazione.
Ma dalle fila del Governo arriva una promessa importante: «Faccio un vero e proprio patto con i docenti - afferma il sottosegretario Davide Faraone -: se verranno riscontrati errori interverremo caso per caso per trovare soluzioni per garantire il rispetto dei diritti di ciascun insegnante. Però i patti si reggono se c’è fiducia da ambo le parti. Noi stiamo cercando soluzioni a lungo termine, per esempio, con la trasformazione dell'organico di fatto in organico di diritto per ampliare la platea di posti per la mobilità e mettere in campo ogni azione utile per far sì che chi oggi si sposta possa rientrare il prima possibile».
In sintesi l’organico di fatto è quelo che realmente occorre per coprire tutti gli insegnamenti, mentre l’organico di diritto - concertato tra Miur e sindacati - è la dotazione che viene concordata, ma che si rivela sempre insufficiente. Si tratterebbe, in pratica, di riconoscere, una volta per tutte le reali esigenze di organico e occupare i posti. E i precari incrociano le dita perché si tratta di capire se i posti bastano per tutti. Ma intanto sono i prof che non vogliono andare via, a tenere banco.
«Le donne pugliesi - ribadiscono i “Nastrini rossi” - non sono solo docenti, ma dei veri e propri caregiver, forze del Sud essenziali per sostenere il tessuto sociale ed economico della Regione.

E i “Nastrini rossi” sono forti delle proprie motivazioni grazie alla mozione la “Buona scuola” la cui approvazione, già avvenuta in Consiglio regionale e portata mercoledì scorso in IX commissione a Roma, è in corso di approvazione anche nei Consigli comunali del territorio. Il documento, che ha come primo firmatario Alfonso Pisicchio, chiede il rientro dei docenti neoassunti con il piano straordinario attraverso la riapertura degli organici dell’autonomia, oggi contingente del tutto insufficiente per il normale svolgimento delle attività ordinarie delle scuole».

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