Nadia Toffa, una lettrice del Messaggero su Instagram: «Altro che dono, il cancro è un inferno»

Nadia Toffa con il suo libro
Nadia Toffa con il suo libro
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Lunedì 24 Settembre 2018, 23:25 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 14:16
«Il cancro è un dono, se sono riuscita a sconfiggerlo io ci può riuscire chiunque». Le parole di Nadia Toffa, condivise sui social, continuano a far discutere.

«Ciao Nadia, sai non è stato un dono il mio cancro - scrive Lorella, una lettrice al Messaggero su Instagram rispondendo a Nadia Toffa -. Il dono è stato trovare dei medici fantastici degli infermieri fantastici. Una famiglia meravigliosa che mi è stata accanto, gli amici i colleghi. Questi sono i doni, non il cancro che mi ha stravolto la vita. Ho rischiato di non portare all'altare mio figlio, di non vedere nascere mio nipote (tra un mese). Di non vedere laurearsi mia figlia a fine anno, il diploma del figlio più  piccolo. Altro che dono. Ho una famiglia sterminata dal tuo dono».

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«Ho lottato senza sminuire la malattia, pur vivendo sempre in allerta con i continui controlli e con la stessa ansia da 4 anni a questa parte. Faccio i conti con ogni segnale strano che il corpo mi invia, e corro dal medico, con la speranza che mi dica che non è nulla - prosegue Lorella -. Prendo la pillola salvavita tutte le mattine per scongiurare una recidiva. Faccio i conti con la fibromialgia, questo sì, dono delle cure fatte per curare il cancro, che mi fa soffrire le pene dell'inferno e mi riempio di ulteriori farmaci che poco funzionano e che non viene riconosciuta dall'Inps. Vedi cara Nadia Toffa? Bisogna stare attenti quando si usano certi termini, "dono" evidentemente non è quello giusto, te ne sarai resa conto da tutti i commenti che hai letto. Trarre forza da una esperienza  personale negativa, ma, comune purtroppo a tante persone, che questa forza non l'hanno trovata, vuoi perché non ne hanno avuto il tempo, vuoi perché sono talmente debilitati e incazzati con il mondo intero; che dirgli che è un dono, capisci da te che sembra una presa in giro o addirittura come ho letto un espediente per vendere copie del tuo libro - scrive ancora Lorella -. E non mi  sono mai vergognata della mia situazione. Sono stata anche 4 giorni in coma altroché dono».

 
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