BERLINO - Il passo arriva solo dopo quello della cancelliera. Ma stasera, nella sua Monaco, anche il ministro ribelle Horst Seehofer ha dovuto pagare il conto delle batoste elettorali subite dal suo partito e dall'Unione, e ha annunciato l'intenzione di lasciare la guida della Csu bavarese, all'inizio del 2019, e di chiudere prima del tempo anche l'esperienza al dicastero dell'Interno nel governo Merkel IV. È l'agenzia tedesca Dpa a divulgare le indiscrezioni, trapelate dall'incontro nel capoluogo della Baviera con i vertici dei cristiano-sociali. L'annuncio ufficiale arriverà probabilmente in settimana, mentre il passaggio del testimone alla presidenza del partito gemello bavarese della Cdu si compirebbe in un congresso di partito straordinario, all'inizio del prossimo anno. Richiesto ormai a gran voce da troppe voci, per essere evitato.
Nei giorni scorsi era stato die Zeit ad anticipare la decisione del ministro, che oggi ha 69 anni, finito sotto pressione dopo la campagna efferata condotta contro il suo stesso governo e gli alleati dell'Unione: insistendo sul pugno duro nella politica sui migranti prima dell'estate e ostinandosi nel tentativo di salvataggio - poi fallito - dell'ex presidente dei Servizi interni Hans Georg Maasen, licenziato proprio nei giorni scorsi, Seehofer aveva portato per ben due volte l'esecutivo sulla soglia del baratro. La stessa alleanza con i cristiano-democratici aveva rischiato di naufragare. E i risultati di questo atteggiamento rissoso si sono visti alle urne: in Baviera, dove la Csu ha clamorosamente perso la maggioranza assoluta, portando a casa solo il 37,2% dei consensi, e successivamente in Assia, dove lo schiaffo ai grandi partiti è stato letto da tutti come l'effetto di una generale perdita di credibilità della classe politica, dovuta proprio alle battaglie dell'anziano ministro.