Al Bano: «Sacrifico l’artista per salvare l’uomo»

Al Bano: «Sacrifico l’artista per salvare l’uomo»
di Alessandra LUPO
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Venerdì 17 Novembre 2017, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 11:38
«La musica mi mancherà, non potrebbe essere altrimenti, ma ora devo tradire un po’ l’artista e pensare all’uomo».
È un Al Bano risoluto quello che parla all’indomani della confessione choc a Porta a Porta, dove ha detto che a fine anno metterà da parte la lunga carriera sui palchi di tutto il mondo per dedicarsi a tempo pieno alla sua seconda passione: la terra, ovvero la vigna - passione ereditata dal padre - ma anche gli ulivi nelle tenute di Cellino San Marco, la sua patria.
È proprio vero allora, o potrebbe ripensarci?
«No, è verissimo ed è una decisione ragionata. Non intendo smettere del tutto di cantare, sia chiaro, solo non farò più tournèe e rinuncerò al piacere di cantare di fronte a migliaia di persone, ma sento che dopo 60 anni, vissuti tra il successo e l’attesa del successo, è il momento di farlo. A un certo punto mi sono reso conto che l’unica vacanza che ho fatto è stata quella del 2015 sull’Isola dei famosi. Praticamente 24 ore su 24 in tv».
Questo ha a che fare con i problemi di salute di qualche tempo fa?
«Certamente l’ischemia è stata un campanello d’allarme che mi ha fatto capire l’importanza di dedicare del tempo anche alle cose che sinora ho dovuto trascurare: la vita di tutti i giorni, la famiglia e gli affetti. Insomma ho capito che è tempo di prendersi cura dell’Al Bano uomo e pensare un po’ meno all’artista».
Saranno contenti i suoi, sua moglie come l’ha presa?
«Credo molto bene, lo chieda a lei».
Ha detto che si dedicherà alla vigna, come aveva promesso a suo padre...
«Sì, una cosa che ho sempre preso molto sul serio. D’altronde nel 1973 il primo vino che imbottigliai era il “Don Carmelo”, che porta il suo nome, un negroamaro in purezza che allora eravamo gli unici a produrre. All’inizio è stata dura ma ora ne produciamo un milione e 300mila bottiglie l’anno».
Ha scelto un’annata buona per dedicarsi ai vini...
«Sì, devo ammettere che è stata un’ottima annata per le vigne. E altrettanto per gli uliveti: la pioggia è arrivata al momento giusto. Insomma lo prendo come un buon segno. E poi con l’apertura del mercato cinese sono certo che potremmo toglierci molte nuove soddisfazioni in termini di export».
Quindi, dopo la sua voce intende esportare in tutto il mondo anche i suoi prodotti?
«Certo, in qualche modo esporto le mie passioni e il pubblico lo capisce e apprezza».
Il 2017 è stato un anno turbolento per lei, prima i problemi di salute poi il gossip che non le ha dato tregua.
«Io odio il gossip ma purtroppo si può dire che mi insegua. Una direttrice di giornale una volta mi confidò un segreto. Mi disse “quando non abbiamo notizie, scriviamo di voi e il pubblico impazzisce”, ecco diciamo che aumentiamo lo share, quindi spesso vengono fuori anche notizie create dal nulla».
Non può però negare che il riavvicinamento professionale a Romina abbia creato una certa suggestione nel suo vecchio pubblico...
«Negli ultimi anni si è creato questo strano triangolo tra elementi che fanno parte della mia esistenza, tra passato e presente, ma in questa commistione non c’è mai stato nulla di torbido o di non detto, anzi: io e Romina siamo andati a cantare insieme quando ce lo hanno chiesto e abbiamo sempre trovato il modo di lavorare in serenità e questo lo considero un valore. Loredana invece è mia moglie ed è al mio fianco nella vita. Sono due piani completamente separati».
Il prossimo 24 novembre, intanto, pubblicherà con Romina Power “Magic reunion live”, che disco sarà?
«Si tratta dell’album dal vivo del recente tour che ci ha visto condividere il palco. Tra i pezzi contenuti ci sono le nostre hit: “Sharazan”, “Felicità”, e vari grandi classici. Ma anche alcune “perle”. È un disco molto emozionante».
Sta per pubblicare anche un libro, “Madre mia”, com’è stato il rapporto con sua madre?
«Sì, uscirà con la Nave di Teseo ed è interamente dedicato a mia madre Jolanda, che ha 95 anni ed è stata la colonna portante della mia vita. Il nostro rapporto è stato sempre forte anche nei periodi di ribellione. Fino a qualche anno fa la portavo con me ovunque».
Una curiosità, recentemente ha lanciato un appello al dittatore nord coreano Kim Jong-Un. Che ne è stato?
«Non sono stato il solo e ovviamente lui non ha risposto. Preferisce giocare con i suoi missili. In questo atteggiamento vedo qualcosa di irrisolto dal punto di vista psicologico, temo che abbia un problema con la sua virilità».
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