Brunori: «A teatro tra incertezza e paura»

Brunori: «A teatro tra incertezza e paura»
di Eleonora Leila MOSCARA
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Mercoledì 4 Aprile 2018, 12:24
Sembra che questo sia l’anno del ritorno nei teatri per la musica italiana d’autore, poltrone rosse per Dario Brunori che, dopo aver conquistato la critica con il suo ultimo album di inediti “A casa tutti bene”, certificato disco d’oro, ha appassionato il grande pubblico registrando sold out in tutte le date dall’inizio del tour, con oltre 65.000 biglietti venduti. Questa sera sarà la volta del Teatro Politeama di Lecce dove, alle 21, inizierà l’attesa performance del cantante calabrese fresco del riconoscimento di Amnesty International Italia assegnato al brano “L’uomo nero”. Questo Premio è stato istituito proprio per le canzoni con testi di spessore che fungono da monito per i diritti civili e da contrasto al veleno che contamina la vita pubblica. “L’uomo nero”, il brano premiato, tratta con malinconia e ironia le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni. Paura e incertezza compongono il fil rouge che lega l’album allo spettacolo “Brunori a Teatro”: «Mi piaceva l’idea che il tour teatrale fosse una rielaborazione dei contenuti - dice il cantautore - i monologhi amplieranno il concetto di “paura”, fino ad interrogarsi sulle tematiche legate all’incertezza, in un’epoca in cui il futuro è un’incognita».
I monologhi sono stati studiati per analizzare le piccole e grandi incertezze quotidiane, collegandole ai temi dei brani che Brunori canterà. «Sarà un alternarsi di serio e faceto (soprattutto faceto), una visione personale di un’epoca baumaniana che si può definire molto liquida, ossia priva di quelle certezze come le ideologie, le religioni o il sistema familiare che erano molto solide ai tempi dei nostri nonni e che si sono via via frammentate e liquefatte nella nostra epoca».
Lo spettacolo è l’evoluzione di “Brunori Srl”, il suo primo spettacolo teatrale in cui c’erano blocchi di canzoni e monologhi, la nuova produzione si muove tra registri differenti, in alcuni casi si rifà alla stand up comedy di matrice americana come quelle di Louis Ck, George Carlin o Bill Hicks; in altri ai monologhi più classici come quelli di Gaber.
«Scrivere uno spettacolo teatrale è complesso quasi come sostenere un esame all’Università – sottolinea Brunori - ho dovuto ingegnarmi a lungo per scrivere, cancellare e rielaborare i monologhi. Ma se è vero che “un attore si deve complicare la vita” come dicevano Carmelo Bene ed Edoardo De Filippo, allora credo di aver fatto qualcosa di bellissimo, artisticamente parlando, anche se poi me ne pento amaramente».
Insieme alla sua storica band, Brunori intraprenderà con il suo spettacolo un percorso tra il riso e il pianto, dove l’unica certezza sarà l’incertezza: «La dimensione teatrale mi ha sempre attirato perché è un momento di ascolto assoluto, decisamente più mentale rispetto ai concerti che invece definisco più fisici e carnali. Ma se da una parte il silenzio dei teatri mi affascina, dall’altra mi dà un’incredibile ansia e una grande incertezza sull’esito».
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