Michele Foresta: «Vero e live, la rivincita del cabaret»

Michele Foresta: «Vero e live, la rivincita del cabaret»
di Alessandra LUPO
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 00:10
Michele Foresta, in arte “Mr. Forest” ma soprattutto “Mago Forest”, sarà uno degli ospiti clou del nuovo contenitore salentino interamente dedicato al cabaret, Fabbrica 8, che aprirà i battenti a Nardò questo weekend. Un format inedito per il Salento che sinora, in materia di comicità, aveva ceduto il passo alla sorella maggiore Bari.
Michele Foresta (o devo chiamarla mago?), lei è sulla breccia da diversi lustri. Qual è oggi lo stato di salute del cabaret live in Italia?
«Il cabaret vive dei cicli: dopo le grandi avventure pionieristiche degli anni ‘80, per vent’anni il genere ha avuto un grande boom con Zelig, che è stato anche un laboratorio prezioso per molti comici esordienti. Un luogo insostituibile e tutt’ora, anche senza tv, il locale continua ad essere un punto di riferimento per i giovani appassionati di cabaret. Forse hanno meno visibilità, ma questo non è sempre un male: il pubblico dal vivo è una palestra insostituibile e poi in Italia oggi si moltiplicano i posti che fanno stand up. Il genere insomma mi sembra più vivo che mai.
Forse è un po’ tornato com’era una volta: nei luoghi meno usuali, scantinati e piccoli locali».
Meno patinato, insomma?
«Sì, ma il cabaret deve essere così: provvisorio. Il comico si nutre di precarietà, guai se si affida solo agli allori e ai lustri (cavolo come l’ho detto bene!)».
Lei ha frequentato parecchio la Puglia, dai tempi degli indimenticabili Toti e Tata.
«A Bari c’era La Dolce Vita, capeggiato da Toti e Tata e dal loro autore Nunziante, in un clima davvero unico. Ricordo ancora la celebre partita “Toti e tata contro il resto del mondo”, era il ‘92 se non erro, io ero in squadra con loro».
Ora ci prova anche il Salento, con un locale dedicato al Cabaret. Come se lo aspetta?
«Io mi auguro che Fabrica 8 - nonostante sia pensato come un luogo multitasking - riesca a riempire questo vuoto: il cabaret va fruito in contenitori contenuti dove ogni spettatore abbia la possibilità di vivere lo show, di sentire la fatica e la fantasia dell’artista. A Milano ci sono teatrini piccoli che fanno cose deliziose e che sono ottime scuole».
Più alimentato o cannibalizzato dalla tv dunque?
«Si alimentano a vicenda: per un periodo i giovani si preparavano direttamente per la tv, senza formarsi nel live. Credo che questo non aiuti: il repertorio ha bisogno di testarsi e anche di diventare più ampio, elastico e diluito. Il contributo del pubblico è fondamentale».
Lunedì andrà in onda su Rai Due il trentennale di “Indietro tutta”, lei iniziò lì da giovanissimo.[/NERODOMANDE]
«Sì, ho iniziato presto, intorno ai 25 anni: anche se mi hanno sempre detto che di solito i comici maturano una decina di anni più tardi. Per l’occasione farò un numero da Piazza Duomo a Milano: tenterò di farlo scomparire ispirandomi al mio emulo minore americano David Copperfield».
In bocca al lupo!
«Sono molto fiducioso».
Il 20 e 21 gennaio sarà alla Fabbrica 8 con il suo spettacolo “Mr Forest Show”, più cabarettistico e meno teatrale del Motel Show che invece ha portato ultimamente in tournèe.
«Sì, ho setacciato l’Italia in lungo e largo con Motel Show, lo scorso anno anche a Fasano, Aradeo: il pubblico pugliese mi vuole bene. Ma Mr Forest Show è un classico».
Mediaset e Rai, dove trova meglio il suo contesto?
«Per un comico il contesto è tutto: non c’è di peggio di un comico fuori contesto. Ma posso dire di avere avuto fortuna negli incontri lavorativi fondamentali per la mia vita: Arbore, lo Zelig, la Gialappa, : con loro il contesto è sempre quello giusto».
Come ci salutiamo?
«Con la domanda a cui mi piace rispondere: cos’è la comicità?»
Ce lo dica...
«Come diceva Eduardo De Filippo: “La comicità è l’arte di nascondere l’intenzione di far ridere”. Anche per me è così: mi piace avere un atteggiamento tranquillo per poi spiazzare».
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