Doppio infarto, i medici la salvano in extremis: «Mi hanno ridato la vita»

L'emozionante racconto di Margherita rianimata per due volte durante l'infarto

Doppio infarto, i medici la salvano in extremis: «Mi hanno ridato la vita»
di Nazareno DINOI
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Martedì 3 Gennaio 2023, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 13:56

Un infarto dei peggiori, il cuore che si ferma per due volte e per due volte viene rianimato, poi l'intervento in sala operatoria e infine la terapia intensiva. Com'è finita lo racconta la protagonista che ha proprio voglia di farlo per ringraziare gli «angeli» che hanno compiuto il miracolo nella notte di Natale. «Non sapevo a chi dovevo questo, ora che lo so, perché mi hanno fatto leggere la notizia sul giornale, vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno ridato la vita».

Margherita Traetta, 60 anni, è ancora ricoverata nell'intensiva cardiologica della clinica Villa Verde di Taranto dove ha ripreso conoscenza da poco. È ancora legata ai monitor, è piena di elettrodi e tubi per la terapia, ma da quando ha scoperto cosa le è accaduto, non vuole perdere tempo così ha pregato i parenti di trovare il numero telefonico di chi ha raccontato la sua incredibile esperienza.

Il racconto

«Sono stati tutti bravi - dice Margherita non riuscendo a trattenere le lacrime - dalla persona che ha risposto al 118 ai sanitari della clinica che mi hanno operata e rimessa in sesto dopo che i miei angeli sull'ambulanza avevano fatto il miracolo».

Quella sera, dopo la mezzanotte, la sessantenne che abita a Fragagnano ha avuto un fortissimo dolore al petto così, allarmata, ha detto al marito di chiamare il 118 che si è attivato subito. In pochi minuti nella casa della signora è arrivato il primo equipaggio composto da infermiere, soccorritore e autista. Dopo l'elettrocardiogramma inviato per via telematica e interpretato in remoto dalla telecardiologia del Policlinico di Bari, è scattata la procedura d'emergenza, per un infarto in atto di quelli più minacciosi, con l'arrivo sul posto di un secondo equipaggio, medico, infermiere e autista soccorritore. Nel frattempo che la centrale operativa del 118 allertava e rendeva disponibile un posto nell'emodinamica della clinica tarantina, la signora veniva caricata in ambulanza che è partita a sirene spiegate.

Durante il tragitto il cuore della signora si è fermato una prima volta, fatto ripartire con il massaggio cardiaco e due scariche del defibrillatore, la pompa si è arrestata ancora e ancora si è ripresa con le manovre salvavita e le scariche elettriche. All'arrivo in clinica la paziente era vigile ma non ricordava niente di quanto era accaduto in ambulanza. Lo ha scoperto ieri leggendo la notizia della straordinaria impresa. «Dopo che mi hanno portato con la barella nell'ambulanza - racconta Margherita - le ultime parole chiare che ricordo sono le mie che chiedevo all'infermiere se potevo dormire, poi più niente, buio assoluto sino al mio risveglio qui». In effetti il suo sonno sarebbe stato di quelli che non ti risvegli più, se vicino a lei non ci fossero le mani giuste e i macchinari pronti ad aiutarla. Ancora commossa e con la voce affaticata, infine, la fortunata signora chiede di ringraziare «gli angeli del 118» per le parole di conforto che quella notte hanno avuto con sua figlia e il marito che attendevano un responso all'ingresso della clinica. «Mi hanno raccontato della loro umanità e professionalità nel tranquillizzarli assicurandoli che tutto sarebbe andato bene». E così è stato quella notte, grazie alla bravura dei sanitari e ad una serie di coincidenze tutte a favore di Margherita.

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