«Abbiamo preso atto più volte della volontà di Acciaierie d’Italia di continuare ad investire su Taranto con una fabbrica competitiva e sostenibile, ma la realtà ci riporta ad una situazione simile a quella in cui i giocatori in campo attendono l’uno la mossa dell’altro prima di entrare in partita. Come farà Acciaierie d'Italia a sostenere i costi di un piano che, stando alle previsioni, potrebbe costare fino a 4,7 miliardi di euro?».
Lo dichiara, a proposito dell’ex Ilva, Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto, dopo che il Parlamento, approvando definitivamente il decreto Milleproroghe, ha cancellato l’articolo 21 che prevedeva di trasferire 575 milioni dalle bonifiche dei siti inquinati (di competenza di Ilva in amministrazione straordinaria) alla futura decarbonizzazione della produzione di acciaio (in capo ad Acciaierie d’Italia).
L'appello di Confindustria
«Ci rivolgiamo al Governo - sostiene Toma - affinché dica a chiare lettere quali sono le prospettive, cosa si intende fare dello stabilimento e dell’immenso capitale umano che vi opera e quali sono, se ci sono, i progetti per Taranto. Il Governo ci dica quali risorse intende utilizzare - afferma Confindustria Taranto - ma occorre saperlo al più presto, perché la posta in gioco è altissima e la tensione fra le imprese è alle stelle.