Operazione T-Rex, Finanza a caccia dei fondi neri per pagare le tangenti

Martino Tamburrano
Martino Tamburrano
di Lino CAMPICELLI
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Giovedì 21 Marzo 2019, 08:35
Atti illeciti e tangenti. Non sono solo questi i sentieri battuti dalla guardia di finanza di Taranto, che punta ad approfondire gli intrecci affaristici legati ad appalti e concessioni che le società degli imprenditori Pasquale Lonoce e Roberto Natalino Venuti avrebbero ottenuto, grazie ai favori dell'ex presidente della Provincia Martino Tamburrano, con il sopralzo della discarica di Grottaglie e l'affidamento del servizio integrato di igiene urbana e ambientale di Sava.
Un capitolo a parte, infatti, meritano i fondi neri che sarebbero stati creati per pagare le tangenti, di cui il gip Vilma Gilli si è occupato nella sua ordinanza, a partire da pagina 93. Si tratta delle provviste di denaro, che sarebbero finite nelle tasche dei presunti corrotti, necessarie non solo per pagare i 5mila euro al mese in favore di Tamburrano ma pure per giustificare il monte-premi di 556mila euro messo a disposizione per ricompensare chi brigò per l'indebito conseguimento dei risultati ambiti.
Nelle varie pagine redatte dal giudice per le indagini preliminari, sulla base di quanto proposto agli atti dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dal pm inquirente Enrico Bruschi, si fa riferimento a fatture per operazioni parzialmente inesistenti. D'altra parte, proprio il coacervo di fatture fasulle, in generale, costituisce lo strumento fondamentale attraverso cui sono create le provviste di denaro il cui obiettivo è quello di sfuggire ai controlli.
Così, se è vero che Lonoce e Venuti avrebbero interloquito documentalmente con le rispettive aziende per creare fondi da distribuire alla bisogna, è altrettanto vero che ora l'intera documentazione contabile è all'esame delle fiamme gialle.
E sul punto, ben conosce le conseguenze un concessionario d'auto che avrebbe agevolato Tamburrano nell'acquisizione di una Mercedes, che sembrerebbe essere stata pagata da Lonoce. L'uomo è finito nel mirino dei finanzieri nello stesso giorno in cui gli investigatori hanno dato esecuzione alle misure cautelari del gip e a una raffica di perquisizioni domiciliari. Nel caso specifico, per la cronaca, i militari hanno sequestrato nella sua abitazione circa 200mila euro in contanti di cui l'imprenditore, che rientrava quanto meno come sodale nel comitato d'affari intercettato, è ora chiamato a dare conto.
Così, mentre le indagini vanno avanti per accertare se altri atti amministrativi, nella provincia jonica, abbiano seguito lo stesso destino di quelli pilotati fra Grottaglie e Sava, la sezione specializzata del comando provinciale della guardia di finanza è impegnata ad occuparsi di verifiche mirate sul fronte meramente fiscale.
Intanto, per rimanere all'inchiesta per corruzione (fatti di Grottaglie e Sava) e per turbata libertà d'incanto (appalto di Sava), c'è da sottolineare come l'ingegner Cosimo Natuzzi, difeso dall'avvocato Egidio Albanese, abbia già presentato richiesta di Riesame. L'uomo è indagato ai domiciliari insieme con Federico Cangialosi (difeso dall'avvocato Claudio Petrone), per l'appalto di Sava. Così come Rosalba Lonoce, pure ai domiciliari e coinvolta per essere stata la contabile delle aziende del padre Pasquale, Natuzzi ritiene di aver dimostrato di essere del tutto estraneo agli illeciti. «Ero all'oscuro di tutto e non ho mai ricevuto pressioni», aveva detto al giudice. «E se qualcuno mi avesse avvicinato», aveva aggiunto, «avrei denunciato l'episodio».
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