La guerra del Primitivo, il produttore Quarta: «Basta vini “piacioni”, tradiscono la nostra identità»

La guerra del Primitivo, il produttore Quarta: «Basta vini “piacioni”, tradiscono la nostra identità»
di Nazareno DINOI
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Giovedì 22 Settembre 2022, 20:50 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 07:47

Claudio Quarta, già direttore delle ricerche scientifiche del gruppo farmaceutico Lepetit e da un decennio espertissimo vignaiolo, di Primitivo soprattutto, ne ha per tutti. Con chi si ostina ad usare le bottiglie pesanti per l’imbottigliamento e per chi svende il Primitivo, toccando poi un argomento molto caro alle grosse cantine cooperative: il grado zuccherino elevato. Forte e orgogliosamente soddisfatto dell’ultimo riconoscimento avuto dalla sua etichetta di punta di Primitivo di Manduria Dop, l’Oro di Eméra che ha ottenuto i 3 Bicchieri del Gambero Rosso, l’imprenditore-biologo specializzato in genetica, si lascia andare a consigli e raccomandazioni indirizzate non al pubblico ma ai suoi colleghi del mondo produttivo del Primitivo. Puntando subito sull’argomento forte, quello della dolcezza sul palato il cui controllo a qualcuno sarebbe sfuggito di mano.

Il produttore

«Il Primitivo, nelle sue due varianti, Primitivo di Manduria e di Gioia del Colle, fanno la parte del leone nella classifica regionale da cui sono stati esclusi i vini “con un tono dolce ben oltre la tradizionale morbidezza”», fa sapere Quarta riportando fra le virgolette il corsivo presente nell’introduzione dei vini pugliesi della prestigiosa guida del Gambero. «Una tendenza - spiega il vignaiolo titolare con la figlia Alessandra di due centri di produzione in Puglia e Campania –, che intercetta quei palati internazionali che ancora sopravvivono e che prediligono i vini “marmellatosi”».

Buoni «che però si allontanano dall’identità del vitigno ma anche del territorio». Il Primitivo, insiste Quarta, «nasce come vino da pasto e dunque deve avere una buona acidità e, pur nella complessità e struttura, una certa leggerezza». Una caratteristica questa che richiede una buona dose di preparazione ma anche la capacità di rinunciare al richiamo delle sirene, quello dei mercati che seguono logiche contrarie al circolo virtuoso nel quale molti produttori si sentono motivati a fare buoni vini. «Attenzione, però – ammonisce l’imprenditore salentino -, perché questo circolo virtuoso può essere interrotto da chi si ostina a fare vini “piacioni” o peggio ancora non di qualità». 

La crisi

È poi la volta del mercato impazzito dei vini in svendita. «Il Primitivo – sottolinea Claudio Quarta – è la punta di diamante della produzione pugliese: purtroppo però – avverte - c’è chi approfittando della fama faticosamente ottenuta con serietà e tanto lavoro, immette sul mercato bottiglie dal prezzo eccessivamente basso, anche sotto i due euro. Non è più tollerabile – aggiunge -, perché la bassissima qualità di queste bottiglie sminuisce il valore reale del vino, con effetti disastrosi sui territori». Infine la stoccata sulle bottiglie con vetro doppio e pesante così care, anche queste, alle cantine cooperative. «Purtroppo, nella percezione di alcuni mercati la bottiglia pesante equivale ad alta qualità del vino», afferma Quarta che conclude con un richiamo ai controlli (inesistenti in questo campo). «Credo dunque che come Consorzio di tutela ci si debba muovere per un’iniziativa corale verso scelte più consone alla sostenibilità e tutela ambientale». 

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