La dedizione, i sacrifici e quei sorrisi solari

La dedizione, i sacrifici e quei sorrisi solari
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 14 Novembre 2018, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 12:41

Angelo D'Aversa e Giovanni Palmisano. Due vite distrutte, famiglie distrutte, le loro, un mondo in lutto, quello dell'edilizia che allunga l'elenco di vittime sul lavoro. Angelo D'Aversa, operaio dipendente e Giovanni Palmisano, datore di lavoro, sono nomi che leggeremo ancora sui giornali, almeno sino a quando non si saprà di più sulle loro assurde morti. D'Aversa, 54 anni di Statte, era uno di quelli a cui la legge Fornero ha regalato cinque anni in più di lavoro rispetto al vecchio calcolo. Di anni sui cantieri ne avrebbe dovuti passare almeno altri dieci. Di lavori non certo comodi né puliti e tantomeno privi di rischio come ha dimostrato quest'ultima tragedia di ieri. Un lavoro, il suo, quello nell'edilizia, che per ancora quindici anni oltre il mezzo secolo di età ti vuole ancora sulle scale o sulle impalcature ad altezze da capogiro o, come in questo caso, su piattaforme malferme che ti portano sino a venti metri d'altezza in condizioni lavorative dove le misure di prevenzione sono spesso un optional.
Angelo era un uomo buono come spesso si sente dire quando le persone scompaiono, solo che lui lo era per davvero come sono pronti a dire tutti quelli che lo conoscevano e che lo stimavano per la sua allegria e semplicità. La sua era una vita felice sino a ieri, attaccatissimo alla famiglia, ai figli e alla moglie con cui si fa ritrarre, abbracciati, sul profilo Facebook. Sono le immagini postate sul social che dicono molto di lui e della sua vita. Sempre con il sorriso, attorniato da amici nei momenti si svago, mai, però, sui luoghi di lavoro, del suo lavoro che su Facebook lo indicava come una «libera professione».
Diverso, per l'età e il tenore di vita, il suo datore di lavoro, Giovanni Palmisano, originario di Cisternino ma residente a Locorotondo dove gestiva l'impresa edile Gioedil srl. Nello stesso settore lavora un suo fratello che ieri è stato il primo ad accorrere in via Galeso dove ha assistito all'agghiacciante scena del corpo senza vita di due uomini sull'asfalto. Un corpo inerme quello di suo fratello, abituato a vederlo sempre in movimento, un corpo atletico e scattante. L'imprenditore morto amava gli sport estremi, per questo aveva partecipato ad una edizione dello Spartan Race di Taranto.

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