Una brutta pagina sui diritti dell’infanzia lega la Spagna alla provincia di Taranto. È la storia di una donna di 80 anni, Concetta, originaria di Manduria che da anni risiede ad Alicante sulla costa Sud del Paese iberico. L’anziana donna sino a dieci mesi fa viveva con il nipotino di 4 anni rimasto solo dopo la morte di sua madre, Gianna, la figlia di Concetta. Quattro giorni dopo il funerale della giovane di appena 41 anni, gli assistenti sociali si sono presentati in casa di Concetta con un’ordinanza del Tribunale valenciano che disponeva la sottrazione del bimbo dalla custodia della nonna perché troppo vecchia per prendersi cura di lui.
Un vero e proprio incubo
È iniziato così l’incubo per la donna che con i suoi parenti manduriani, andati in Spagna in suo aiuto, ha iniziato una delicata e difficile battaglia legale per riavere il suo Giuseppe nel frattempo affidato ad un istituto in attesa di affido e quindi di adozione.
A consolarla e a darle forza sono con lei i parenti manduriani. Tra loro la madrina di Giuseppe che ha dato incarico all’avvocato Massimiliano Mero di presentare opposizione al provvedimento dell’autorità di Alicante. Il bimbo, nato da un rapporto naufragato, così come sua madre e la nonna, sono cittadini italiani, per questo si rivolgono alle autorità del loro Paese chiedendo assistenza in un percorso che non si presenta facile. «Dall’Italia chiunque può ci aiuti, questa donna soffre troppo, ma più di tutti sta soffrendo il piccolo Giuseppe rinchiuso in un istituto con il rischio di essere adottato quando ci siamo noi disposti a prenderlo». A parlare è Rosaria, la donna partita da Manduria dove 4 anni fa è stata madrina del battesimo di Giuseppe, arrivata in Spagna con la speranza di tornare a casa con Giuseppe e con la sua nonna. «Sono cittadini Italiani e il nostro paese ha il dovere di difenderli contro la prepotenza di questo paese», afferma la donna intenzionata a non arrendersi. In dieci mesi, racconta ancora l’ottantenne nella lettera, solo una volta le hanno permesso di incontrare suo nipote in istituto.
«Ci hanno concesso solo mezz’ora, povero angioletto mio, non è più lui, il suo sguardo è triste, gonfio di lacrime, vuole la sua mamma e la sua nonna», racconta Concetta nella lunga lettera che contiene struggenti ricordi degli ultimi giorni di vita della figlia quando Giuseppe non si allontanava dal suo letto piangendo con lei e spalmandole «con le manine la pomatina sulla fronte per farle passare il dolore». L’avvocato Mero che per ora ha solo preso visione delle carte inviate dalla madrina del bimbo dalla quale ha avuto incarico, è pronto a recarsi sul posto per decidere quale linea seguire. «Per ora