Omicidio del 21enne a Manduria: restano in carcere i tre fermati. Nei video uno degli indagati con la scarpa insanguinata

Il corpo martoriato ritrovato il 23 sotto un cavalcavia

Omicidio del 21enne a Manduria: restano in carcere i tre fermati. Nei video uno degli indagati con la scarpa insanguinata
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 12:45

Hanno scelto di non rispondere alle domande del gip di Taranto Rita Romano e restano in carcere (dove oggi è avvenuto l'interrogatorio per l'udienza di convalida) i tre giovani fermati dalla Polizia per l'omicidio di Natale Naser Bahtijari, il 21enne nato a Campi Salentina, di origine bosniaca ed etnia rom, che risiedeva a Lecce: il corpo martoriato, che presentava vistose ferite d'arma da taglio, è stato trovato a Manduria la mattina del 23 febbraio scorso sotto un cavalcavia.

I video

Dodici telecamere hanno catturato i movimenti degli indagati coinvolti nelle indagini l’omicidio di Natale Naser Bahtijari.

Oltre al lavoro certosino degli investigatori sfociato nel fermo dei tre presunti autori del delitto del 21enne, fondamentali per l’inchiesta sono state le immagini delle telecamere di sorveglianza piazzate nei luoghi frequentati dai protagonisti della brutta storia di sangue e spietatezza. 

Sono dodici in tutto, solo uno della rete di videosorveglianza pubblica, gli strumenti elettronici che incastrerebbero i tre sospettati di omicidio e il quarto coautore della rapina e furto della Fiat 500 proveniente da Lecce con le due ragazze a bordo amiche del montenegrino che la guidava. Alcune di bassa risoluzione, ma abbastanza chiare da individuare i protagonisti, altre di una chiarezza eccezionale come quella della stazione di servizio «Conversano» sulla via per San Pietro in Bevagna a Manduria che riprende addirittura la scarpa intrisa di sangue di Vincenzo Antonio D’Amicis, ritenuto il capo della spedizione punitiva e mortale.

Le immagini

La prima foto immortala alle 23,22 di mercoledì scorso l’arrivo della Fiat 500. A bordo Natale Naser con la fidanzata e la sorella. Le immagini riprendono due giovani che si avvicinano a piedi all’utilitaria dalla quale scende un uomo. Si tratta del ventunenne venuto a Manduria dalla città salentina per recuperare i soldi di una fornitura di cocaina. L’esattore si allontana tranquillamente con i due. Un’altra camera li segue mentre attraversano il marciapiede della villa comunale e si dirigono nel centro storico, sicuramente diretti al bar Bunker dove sarebbe avvenuta la prima sanguinosa aggressione. Da questo momento in poi a «parlare» sarà il microfono che la polizia aveva montato sulla Renault Modus di Simone Dinoi, altro arrestato il 28 febbraio, in un ambito di indagini per un traffico di droga sulla direttiva Lecce Manduria. La «cimice» cattura dialoghi all’interno dell’auto mentre i tre indagati portano in campagna la vittima gravemente ferita che chiede aiuto. E la risposta intercettata dei manduriani fa venire i brividi. «Portiamolo all’ospedale...qua vicino questo qua». Il ferito non si fida, evidentemente ha paura e loro lo rassicurano così. «Parola mia...tu mi dai una parola a me? Simo’ all’ospedale quello della fiera portalo». Non esiste nessun ospedale della Fiera ma il 21enne leccese non può saperlo.

Le telecamere riconquistano la scena ad omicidio già avvenuto. Sono passati 9 minuti dalla mezzanotte, il corpo di Natale Naser è stato già scaraventato al di là del guard rail del viadotto in contrada Masseriola che scavalca la Bradanico-Salentina. La Renault Modus si ferma nella stazione di servizio «Conversano» per fare rifornimento. Se ne occupa il proprietario e conducente, Dinoi, ma anche D’Amicis esce fuori dall’auto mostrandosi in favore della telecamera di servizio che inquadra un particolare raccapricciante: la sneakers bianca del piede sinistro è completamente macchiata di sangue e per chi indaga non può che essere del ragazzo appena aggredito e gettato nel fosso. L’ultima volta che la Renault microfonata compare nelle immagini, è quando si ferma davanti casa di D’Amicis che si congeda dai due compagni ai quali, diranno le intercettazioni, avrebbe dato incarico di tornare sul cavalcavia per dar fuoco al corpo della vittima. Fondamentali, infine, i video dei privati che riprendono ciò che avviene subito dopo. Il presunto capobanda, D’Amicis, esce con il nonno Vincenzo Stranieri, 62 anni, detto «Stellina», boss certificato sin dagli anni di nascita della Sacra corona unita di cui è stato cofondatore con il mesagnese Pino Rogoli. Da questo punto in poi altri 8 obiettivi inseguono i due per tutto il percorso da casa Stranieri alla Villa Comunale dove le due ragazze arrivate da Lecce con Natale Naser, aspettano ancora il suo ritorno in macchina. A mezzanotte e 58 minuti la telecamera del comune di Manduria cattura “Stellina” che con il nipote apre la portiera della 500 e costringe le due ragazze a scendere. Le donne racconteranno agli inquirenti di essere state minacciate di morte di essere state strattonate e, uno di loro, di essere stata afferrata per i capelli. I due uomini salgono in macchina e si allontanano mentre le giovani restano sul marciapiede. La Fiat 500 sarà ritrovata il giorno dopo in contrada «Campo dei Fiori», territorio di Manduria.

Le accuse

Nelle prossime ore il gip, a quanto si è appreso, firmerà l'ordinanza di di custodia cautelare nei confronti di Vincenzo Antonio D'Amicis, 19enne di Manduria; Simone Dinoi e Domenico D'Oria Palma, 22enni, il primo nato a Manduria e l'altro a Grottaglie ma residente anche lui nella cittadina messapica. I tre sono ritenuti dagli inquirenti vicini a una frangia della Sacra Corona Unita.

Sono accusati di omicidio aggravato dal metodo mafioso e dalla crudeltà, tentata soppressione del cadavere, porto in luogo pubblico di arma da taglio e rapina dell'auto Fiat 500 con la quale Bahtijari, in compagnia di due amiche, era giunto a Manduria. Il 21enne, secondo quanto emerso dalle indagini, supportate da testimonianze, intercettazioni e dalle immagini di telecamere di videosorveglianza, per conto di suo fratello avrebbe dovuto riscuotere da D'Amicis il credito originato dalla fornitura di 100 grammi di cocaina acquistata il 6 febbraio scorso.

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