Piazza Fontana a Taranto, il dibattito sull’opera di Carrino: «Restyling? Sì, ma con giudizio»

Piazza Fontana a Taranto, il dibattito sull’opera di Carrino: «Restyling? Sì, ma con giudizio»
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 13 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:46

Carrozze con i cavalli, uomini con i cappelli trilby, lustrascarpe pronti a racimolare qualche lavoro e quella sala da pranzo dove si mangia il pesce appena pescato. In una cartolina ingiallita appare così la Taranto di oltre un secolo fa. Ma non è tanto la descrizione di scene di vita che assomigliano a tante altre a catturare lo sguardo. È invece il luogo scelto per quella cartolina: Edoardo risponde agli auguri che Alberto, con la consueta gentilezza, gli ha fatto giungere per Natale e sceglie l’immagine di Piazza Fontana eletta a luogo più rappresentativo della città di Taranto. Portiamo le lancette in avanti di oltre cento anni.

Là dove non c’era nulla di rilevante – e, successivamente ci sarebbero state giusto le colonnine dei benzinai – oggi c’è l’intervento artistico-urbanistico di uno tra i principali scultori della seconda metà del Novecento: Nicola Carrino. Per anni c’è chi ha invocato un ritorno a “com’era prima”, ma “prima” era solo uno spazio anonimo. Privo, peraltro, della fontana. Da qui il dibattito di una città su uno dei luoghi più rappresentativi.

La storia della Piazza

«Il ritorno della fontana si deve proprio a Nicola Carrino che, raccogliendo i pezzi sparsi un po’ qua e un po’ là, le spoglie di ciò che era stato, ha restituito alla piazza, assieme alla ragione del suo nome, la propria identità - spiega Stefania Castellana, storica dell’arte e presidente dell’Arci Gagarin - È la fontana a imporre, con il ritmo della sua geometria, la forma alla piazza, consentendo al passato di convivere con il presente industriale della città, accendendo forte il contrasto che è, poi, quello che accompagna tuttora il dibattito sul destino di Taranto».

In questa area della città era ubicata la cosiddetta “Cittadella”, zona fortificata costruita a più riprese a partire dal 1404, periodo dal quale Raimondello Orsini del Balzo scelse Taranto come sede del suo vasto principato.

La cosiddetta “Cittadella” fu demolita a più riprese tra il 1884 ed il 1893. La piazza medioevale era dotata di fontana ed abbeveratoi per gli animali e poteva essere considerata il centro commerciale della città e fulcro della vita cittadina. L’antica fontana pubblica, che era alimentata dall’Acquedotto del Triglio, fu costruita per volere di Carlo V d’Asburgo e dalla data della sua inaugurazione (1543) diede il nuovo nome allo spazio urbano.

Nel 1861, l’antica opera decorata con lo stemma austriaco, putti seduti su delfini, tritoni e statue di divinità pagane, fu sostituita con una struttura ben più semplice e meno decorata firmata dall’Architetto de Florio. Nel 1992 la piazza subì importanti rimaneggiamenti ed anche lo spazio occupato dalla fontana ottocentesca fu ripensato completamente da Nicola Carrino portandola allo stato attuale.

La riqualificazione

La giunta di Taranto ha approvato il progetto definitivo di restyling totale dell’area. L’intervento di circa 1 milione di euro partirà probabilmente nell’ultimo trimestre del 2023 e sarà caratterizzato dal recupero della pavimentazione storica e dalla sistemazione della parte di più recente realizzazione. Associazionismo e cittadinanza attendono di conoscere i dettagli del progetto di riqualificazione.

«Carrino, con il suo intervento, ha compiuto un’operazione filologica riportando la fontana alla sua piazza, oltre che urbanistica, definendone il profilo in chiave contemporanea, dotando Taranto di una delle opere più significative del Novecento in Puglia - aggiunge Castellana - Ci sarebbe da riflettere sul perché un luogo tanto rappresentativo della città – un vero e proprio specchio, per nulla deformante – lasciato sostanzialmente all’incuria, sia fatto oggetto di operazioni di “restyling” che, pur non assecondando le pretese di un ritorno al passato, interverrebbero su un monumento contemporaneo che ha la triste ventura di non aver raggiunto “l’età necessaria” per essere posto sotto tutela dallo Stato».

Altro viaggio nel tempo, altra cartolina. Quest’altra immagine ha sempre come protagonista la piazza. Stavolta la location è scelta da Jules e ritrae uno scorcio estivo di una Taranto del 1917, nel pieno della Grande Guerra. Prima di imbarcarsi per la Francia scrive a Joseph: poche righe dietro quella foto dove ci sono un piccolo chiosco e un ampio spazio sul quale svetta l’Albergo Cavour; qualche lampione, gli uomini eleganti con i loro cappelli e gli abiti scuri: una mischia variegata attraversa Piazza Fontana. «Credo vada tenuto presente che la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha inserito l’intervento di Carrino su Piazza Fontana nel Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi sulla base di criteri legati all’importanza dell’artista, alle peculiarità stilistiche e al “particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano” in cui si trova. Un riconoscimento che, pur non essendo un vincolo, ne attesta inequivocabilmente il valore». E a questo punto un interrogativo irrompe sullo sfondo del dibattito odierno: cosa ne penserebbero Edoardo e Jules, oggi?

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