Allarme scabbia in ospedale, casi sospetti sotto esame

Allarme scabbia in ospedale, casi sospetti sotto esame
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Venerdì 9 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 09:52
C’è molta preoccupazione nel reparto di cardiologia e unità di terapia intensiva coronarica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto per una diffusione di presunta scabbia tra il personale sanitario e tecnico della struttura. Sarebbero una decina, sinora, i casi di infezione a carico di infermieri, medici e addetti alle pulizie. 
La notizia su cui sinora è stato mantenuto un comprensibile silenzio da parte dei responsabili del reparto e del presidio, è stata resa pubblica dal sindacato autonomo Fials che ieri ha inviato una lettera al direttore generale della Asl jonica, Stefano Rossi e al direttore sanitario del Santissima Annunziata, Maria Leone.
«Facendo riferimento alle pronte segnalazioni espresse dal personale medico, infermieristico e di supporto in servizio presso la struttura complessa in oggetto – si legge nel documento trasmesso per conoscenza al primario del reparto Vito Antonio Russo - questa organizzazione sindacale ritiene indispensabile sollecitare l’immediata attivazione dei relativi protocolli procedurali, nonché l’adozione delle opportune misure igieniche e di profilassi per limitare il contagio dell’infezione sia tra gli operatori che tra i pazienti e la comunità». 
La missiva della Fials dall’oggetto inequivocabile, “segnalazione sospetto caso di scabbia”, fa chiaro riferimento “ad assenze per malattia, da parte del personale del reparto”. 
La comparsa dei sintomi sui primi infermieri colpiti dall’infezione, ha consigliato i responsabili del reparto di chiedere la consulenza dell’infettivologo Giovanni Buccoliero, primario del reparto malattie infettive dell’ospedale Moscati di Taranto. 
Non si conosce la risposta dello specialista. Si sa bene, invece, la misura indicata dai responsabili dei vari livelli che stanno facendo adottare tutte le misure previste dalla circolare richiamata dal sindacalista. 
Per i pazienti ricoverati, recita la norma, è previsto l’isolamento da contatto per 24 ore dall’inizio del trattamento. 
Altre misure riguardano l’igiene degli ambienti e la sostituzione di tutta la biancheria potenzialmente infetta. Lenzuola, coperte e vestiti vanno lavati a macchina con acqua a temperatura maggiore di 60 gradi centigradi mentre gli indumenti non lavabili con acqua calda vanno tenuti da parte per una settimana per evitare reinfestazioni. 
 
La circolare ministeriale sulla profilassi della scabbia, prevede infine una sorveglianza clinica per la ricerca di altri casi e il trattamento profilattico simultaneo dei familiari e dei soggetti che abbiano avuto contatti cutanei prolungati con la fonte dell’infezione. Gli addetti alla pulizia stanno disinfettando ogni ambiente del reparto cambiando materassi e biancheria e vettovagliamenti in genere. 
A quanto pare giorni fa un paziente che è poi deceduto per altra causa, avesse presentato lesioni tipiche della scabbia. I sintomi lamentati dal personale assente per malattia (una decina tra infermieri, personale tecnico e un medico), sono il prurito intenso con la comparsa di vescicole sottocutanee localizzate soprattutto tra le dita delle mani. Un allarme sul quale come si è detto, ora è intervenuto il sindacato che, ovviamente, ha richiesto un intervento diretto per circoscrivere il rischio dell’infezione. Oltre alle misure più idonee per tutelare il personale medico e infiermieristico. 
Una richiesta che non è rimasta senza risposta. Stando a quanto si è appreso, infatti, sono state già avviate le contromisure con una radicale opera di pulizia. Con gli addetti alle pulizie che stanno disinfettando tutti gli ambienti del reparto, cambiando anche materassi e la biancheria, compresa quella destinata al vettovagliamento. 
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