Congresso Pd nel caos, Mancarelli non si ferma

Congresso Pd nel caos, Mancarelli non si ferma
di Michele MONTEMURRO
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Lunedì 16 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 21:52

«Chi conosce il partito conosce anche le sue regole. Io sto girando i circoli e faccio quello che devo fare. C’è un’apposita commissione che valuta i ricorsi». 
Il candidato “renziano” alla segreteria provinciale del Pd, Giampiero Mancarelli, va avanti per la sua strada, nonostante le osservazioni sollevate dal presidente della commissione regionale di garanzia del Pd, Francesco Cuna, secondo cui il congresso provinciale è da sospendere perché l’anagrafe degli iscritti non sarebbe stata certificata con il parere dei due terzi dei componenti della commissione congressuale provinciale. Tesi rispedita al mittente, in aperta polemica, dal coordinatore della commissione congressuale provinciale, Domenico Perelli, secondo cui il congresso deve proseguire. Mancarelli, a differenza del suo sfidante Gianfranco Lopane, anche ieri ha girato per i circoli del partito dove si è continuato a votare, nel senso che alle urne sono andati soltanto gli iscritti che fanno riferimento ai delegati che sostengono la mozione-Mancarelli, perché Fronte Dem si è rifiutata di portare i suoi sostenitori al voto per protesta contro le decisioni della commissione congressuale provinciale.
«Ho cercato di contattare Lopane - rivela Mancarelli - ma con amarezza ho riscontrato che non mi ha risposto. Continuerò a praticare il confronto con lui fino all’ultimo e anche dopo il congresso perché è necessario per tutti stare uniti». E rispetto a ciò che avrebbe voluto comunicare al suo sfidante, Mancarelli mantiene il riserbo e risponde: «Lo devo dire prima a lui». 
Dall’altra sponda, invece, il sindaco di Laterza preferisce non commentare ulteriormente quanto sta accadendo, in attesa di imminenti decisioni che arriveranno forse già oggi da Roma.
 
Già, perché a stretto giro di posta l’apposita commissione nazionale per i congressi valuterà il caso-Taranto e, in accordo con la segreteria nazionale, potranno essere perseguite tre strade. La prima porterebbe ad una nuova anagrafe degli iscritti, pertanto significherebbe rifare tutti i congressi già svolti e perdere ulteriore tempo in vista dell’imminente appuntamento elettorale delle elezioni politiche in programma già nella prossima primavera. La seconda porta al commissariamento del partito, magari con un esponente della segreteria regionale per non ledere la sensibilità delle due maggiori correnti: quella che fa riferimento al segretario nazionale Matteo Renzi e al governatore di Puglia Michele Emiliano. La terza, invece, lascerebbe la situazione immutata: si procederebbe con l’attuale congresso prevedendo l’en plein dei delegati dell’area “renziana”. Sono nell’ordine, dalla prima alla terza, le ipotesi più probabili.
Sta di fatto che, come ha ricordato ieri dalle colonne di “Quotidiano” il segretario regionale del Pd Marco Lacarra, il partito tra due mesi è in piena campagna elettorale per le importantissime elezioni politiche e non sono auspicabili divisioni in una fase in cui, in funzione di una legge elettorale che prevede collegi uninominali, ogni voto può risultare determinante per eleggere un parlamentare.

Prima di fare alleanze regionali, insomma, Lacarra sostiene che è fondamentale avere un partito compatto, perché non saranno i singoli con le preferenze a fare la differenza. 

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